Zenith DEFY Revival Shadow: leggero e misterioso
17 Luglio 2023All’ultimo Watches and Wonders, Zenith ha compiuto una operazione interessante nel segno della modernità. Da un lato, ha del tutto attualizzato la collezione Pilot, come abbiamo già scritto su Watch Insanity. Dall’altro, ha proposto in una versione più contemporanea uno dei suoi orologi mito, il Defy. Oltretutto nella configurazione classica con il celebre bracciale a scala di Gay Frères.
Il Defy Revival Shadow è infatti una interpretazione attualissima di un pezzo che ha fatto la storia dell’orologeria. Per realizzarla, Zenith si è impegnata in una sfida – termine quanto mai calzante, visto il nome della collezione – che l’ha portata a mixare materiali d’avanguardia e look classico. Così classico che merita un breve excursus prima di entrare nel dettaglio del Defy Revival Shadow.
ZENITH DEFY? SEMPRE UN PASSO AVANTI
Lo Zenith Defy è stato lanciato più o meno insieme al movimento El Primero, nel 1969. Era mosso da un calibro che era una sorta di cavallo di battaglia, il calibro 2562PC da 28.000 alternanze/ora, certificato cronometro. Un sistema di sospensione brevettato lo preservava dagli urti. Per questo era descritto come un orologio robusto, da indossare tutti i giorni della settimana. Un’affidabilità che gli valse il nomignolo di “cassaforte del tempo”.
Il primo modello aveva una cassa di forma ottagonale impermeabile fino a 30 bar, vetro minerale, fondello e corona avvitati. Tutte caratteristiche classiche di un orologio pensato per la vita all’aria aperta, con il quale affrontare ogni tipo di condizione, ma anche elegante. Un concetto che anticipava di qualche anno l’idea di segnatempo sporty-chic che sarebbe poi stata canonizzata di lì a poco dal Royal Oak di Audemars Piguet. E dà l’idea di quanto il Defy fosse in anticipo sui tempi.
A riprova di questa combinazione di movimento e design pensati per resistere alle condizioni più difficili, nel 1971 sei Defy furono legati ai raggi della ruota posteriore di una moto durante una gara di velocità allo stadio di Wembley, a Londra. Ebbene, gli orologi superarono il test “molto bene”, come certificarono i tecnici di Zenith. Non contento, nello stesso anno, il brand fece attraversare la Manica all’orologio su un monosci: anche in quel caso, prova superata senza intoppi.
Di lì a poco il Defy cambiò volto, perché Zenith introdusse quella lunetta a 14 lati che lo rese riconoscibile e gli diede un aspetto più sobrio, in linea con il catalogo generale del marchio. Il Defy divenne così più pulito, raffinato ed elegante. Fu introdotto nella collezione anche il primo cronografo, mosso dal calibro di manifattura Zenith 3019 PHC, un movimento El Primero con in più la funzione della data. Per un decennio, la collezione Defy fu il fiore all’occhiello non solo di Zenith, ma dell’intero segmento sporty-chic dell’orologeria svizzera.
DAL PASSATO AL FUTURO
Verso la fine degli anni ’70 la crisi del quarzo impose a Zenith di stare al passo con la domanda e con il cambio dei gusti; così, anche nella collezione Defy entrarono orologi con quel tipo di movimento. Una decisione e una strategia che negli anni successivi il brand avrebbe poi sconfessato. Nel 2000 Zenith fu rilevata dal gruppo LVMH e sei anni dopo fu rilanciata la linea Defy.
Il resto è storia recente, con i Defy Classic e i Defy Xtreme che in breve sono arrivati a costituire un quarto del catalogo di Zenith. A riprova di quanto il Defy sia stato, fin dai suoi esordi, un orologio d’avanguardia, nel 2017 il ceo Julien Tornare rafforzò questa vocazione futuristica della collezione.
Fece sviluppare il Defy Lab, con un nuovo tipo di oscillatore inciso da un wafer di silicio che combinava le funzioni del bilanciere, della spirale e della leva in un unico pezzo. Con una precisione quasi dieci volte maggiore del normale, il nuovo movimento entrò in produzione in serie dopo una edizione limitata, alimentando nel 2019 lo Zenith Defy Inventor, con le sue 129.600 alternanze/ora visibili attraverso il lato cassa trasparente.
DEFY REVIVAL SHADOW E LA LEGGEREZZA DI ZENITH
È arrivato ora il momento di tornare all’attualità e di vedere più da vicino il nuovo Defy Revival Shadow. Il suo nome ricorda quello del Chronomaster Revival Shadow, lanciato nel 2020 e ispirato a un misterioso prototipo del 1970, avvolto nel mistero fino al suo ritrovamento. Avvenne nel 2019, nella soffitta segreta della manifattura dove in passato Charles Vermot aveva nascosto i progetti e i componenti necessari alla produzione del movimento El Primero.
Ebbene, il Defy Revival Shadow non ha un progenitore misterioso alle spalle, ma porta nella collezione lo stesso approccio all’eleganza e alla scelta dei materiali che caratterizza le referenze Shadow. Che, come dice il nome stesso, si vestono delle tonalità della notte e dell’ombra, come i prototipi degli anni ’70 con le casse in acciaio brunito.
Qui, però, niente acciaio. Zenith ha infatti scelto il titanio per la cassa e per il bracciale e, avendo indossato l’orologio, possiamo dire che è stata una scelta azzeccata. Al polso è infatti quasi inconsistente, di una leggerezza che ci si aspetta da un orologio full-titanium, ma che lascia comunque a bocca aperta. Chi ama sentire la consistenza del segnatempo quando lo indossa, è bene che si rivolga ad altri modelli. Una leggerezza che è merito in buona parte della cassa, ma soprattutto del mitico bracciale a scala in stile Gay Frères.
IL SEGRETO STA NEL BRACCIALE
Della storia di Gay Frères abbiamo già scritto qui. Il legame dell’azienda svizzera con Zenith si consolidò proprio negli anni ’60 e ’70, dopo che Gay Frères divenne uno dei pochi produttori in grado di comprendere le sottili sfumature che distinguevano un bracciale che si abbinava bene a un orologio elegante da uno che si abbinava a un orologio sportivo. Essere in grado di adattarne il design da una tipologia di orologio all’altra fu fondamentale per il successo dell’azienda.
Quando in quegli anni l’attenzione di alcune manifatture si spostò verso la creazione di cronografi e altri orologi professionali, Gay Frères optò per nuovi design. Zenith, per esempio, ordinava sia bracciali a scala sia a maglie vuote per l’El Primero. Il bracciale a scala, in particolare, divenne una sorta di marchio di fabbrica di Zenith, al punto che alcuni non sanno nemmeno che si tratta di un design di Gay Frères. Questo bracciale ha conferito agli orologi del brand il loro aspetto distintivo, motivo per cui spesso, se si vuole comprare un pezzo vintage senza l’originale bracciale a scala, bisogna mettere in conto di sborsare qualche migliaio di euro solo per averlo a parte.
LEZIONE DI MINIMALISMO
Per fortuna il Defy Revival Shadow il bracciale ce l’ha, eccome. E, al pari della cassa, è in titanio opaco e microsabbiato, così come la sua nuova fibbia deployante. Una finitura scura, dalla texture delicata, che rende l’orologio molto discreto, understated, minimalista. La cassa ottagonale da 37 mm e la lunetta classica della collezione, a 14 lati, che da sempre hanno definito il Defy in modo netto e muscoloso, con la lavorazione microsabbiata risultano molto addolcite. Qualcosa di distante dalle precedenti versioni del Defy Revival, che contavano su quadranti marroni sfumati, bordeaux o blu.
In questo orologio, il materiale e la finitura sono i punti di forza. La microsabbiatura non è solo un rivestimento, ma il suo aspetto scuro è il risultato della tecnica di finitura stessa, che conferisce al segnatempo un look opaco, quasi nero.
Passando al quadrante, anch’esso nero profondo, ospita le lancette sfaccettate rodiate di ore e minuti e gli indici quadrati scanalati, tipici del Defy. Ben rifiniti, sono coperti da Super-LumiNova che assume una tonalità color crema. A ore 4:30 si trova la finestrella del datario. Una posizione che ha fatto storcere il naso a qualcuno ma che è coerente con quella del Defy originale. Il disco data nero rende la finestra meno invasiva e la amalgama bene con il resto del quadrante.
ZENITH DEFY REVIVAL SHADOW: IL CALIBRO
Nel cuore dell’orologio batte il calibro di manifattura Elite 670. Si tratta di un movimento automatico sviluppato sulla base dell’Elite 680, che equipaggia buona parte della collezione Defy. È incassato anche nel Defy A3691 Revival e nell’A3690 Revival, oltre che in alcune referenze della collezione Elite. Tutte, rigorosamente, con ore, minuti, secondi centrali e data.
Il calibro è robusto, ha la ruota e la leva dello scappamento in silicio, antimagnetici quindi, e batte alla frequenza di 28.800 alternanze/ora, per 50 ore circa di riserva di carica. È visibile attraverso il fondello in vetro zaffiro dell’orologio e ha come caratteristica più evidente una nuova massa oscillante a forma di stella (come nella tradizione degli ultimi movimenti di Zenith) e una finitura satinata che la armonizza con l’aspetto complessivo del segnatempo.
In definitiva, quindi, un orologio ben riuscito, come potete giudicare voi stessi dalle immagini dello shooting esclusivo di Watch Insanity. Il look moderno non risulta distonico rispetto alla classicità della collezione Defy, proprio perché il segnatempo mantiene le proporzioni auree delle origini.
Moderno è invece il prezzo, che lo pone nella parte bassa della scala della collezione Defy (meno di lui costano solo i Revival in acciaio) ma che è comunque in linea da quello che ci si può aspettare da un orologio completamente in titanio. Lanciato alla sua uscita a 7.400 franchi, pari a poco più di 7.500 euro attuali, ora costa a listino 8.000 euro tondi. È il prezzo da pagare per mettersi al posto un mito, discreto, contemporaneo e ultraleggero.
By Davide Passoni