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22 dicembre 2024

UNIMATIC, il sogno che si avvera: l'alternativa intelligente al pensiero dominante

Questa è una storia bella e potente, perché esce dal suo campo di origine – la passione per l’orologeria meccanica – e raggiunge l’ambito universale del sogno che si realizza. È il famoso “American Dream” o per noi italiani – per l’appunto i protagonisti di questa storia sono italianissimi – è l’altrettanto celebre “uno su mille ce la fa” di due ragazzi che hanno una visione comune e hanno la forza di metterla in pratica in pochissimo tempo e alla grandissima. Ovviamente, visto il titolo, sapete già che sto parlando di Giovanni Moro e Simone Nunziatofondatori di UNIMATIC nel 2015, entrambi empatici e antitetici allo snobismo che, molto spesso, appartiene ai personaggi del settore. UNIMATIC oggi è uno dei brand più cool dell’orologeria internazionale, dalla grande forza identitaria per tutte le quattro linee attualmente in catalogo – U1, U2, U3, U4 – e sicuro punto di riferimento nel suo target di prezzo (dai 400 ai mille euro circa), con una produzione che nel 2022 dovrebbe sfiorare i 10mila esemplariuna struttura a Milano con show-room, laboratorio per l’assemblaggio e i servizi post-vendita e con una serie di limited edition esauritissime e già di culto, come le seguenti (tra le tante): Colette, Hodinkee, Massena Lab, Nigel Cabourn, SpongeBob e Nasa. O l’ultimissima con l’Esercito italiano – e altre ne arriveranno presto.

UNIMATIC
UNIMATIC “Esercito Italiano” U4-TA
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UNIMATIC “Esercito Italiano” U1-PA & U1 PAN

Ragazzi, come ci si inventa UNIMATIC?

GIOVANNI: Simone ed io l’aspetto “cosmetico” del prodotto ce l’abbiamo nel sangue, mentre, se vogliamo trovarci subito un difetto, siamo meno sensibili al virtuosismo tecnico. Eravamo due studenti universitari di disegno industriale al Politecnico di Milano accomunati dalla comune passione per l’orologeria meccanica. Tra il 2003 e il 2005 facevamo anche noi i collezionisti. Fa una pausa e sorride: eravamo collezionisti di qualche orologio di marchio blasonato ma, soprattutto, amavamo i diver vintage di Seiko, che all’epoca costavano duecento euro al massimo. Dopo l’università le nostre strade si dividono ma le chiacchiere tra di noi su come poteva essere fatto un orologio a nostro gusto restavano una costante. Poi a un certo punto una serie di coincidenze ci ha portato a parlare con un fornitore italiano che ci ha dato retta, accettando di realizzare il nostro primo ordine di 300 pezzi. Si trattava di un ordine piuttosto complicato perché avevamo idee ben precise su tutto, dalla cassa alle sfere, ogni dettaglio “custom” fin dal giorno uno, tranne il bracciale commerciale che dalla seconda fornitura è stato eliminato. Ecco la storia di come abbiamo realizzato nel mondo fisico il nostro teorizzare di anni.

UNIMATIC Simone Nunziato & Giovanni Moro
Simone Nunziato & Giovanni Moro

Lo step successivo è stato quello di commercializzare la vostra creatura e subito è arrivato un nome importante: Colette. Com’è andata?

SIMONE: Sì, il negozio Colette di Parigi è stato il nostro primo punto vendita e anche la nostra prima collaborazione. Colette ci ha permesso di uscire dalla cerchia del passaparola degli amici e degli appassionati che cercavano l’ultima novità. Oltre alle prime vendite, il rapporto con loro è stato utile soprattutto per l’aumento della visibilità, sia per quanto concerne le testate specializzate e sia per entrare in contatto con una clientela di personalità note che poi hanno diffuso la conoscenza di UNIMATIC agli appassionati attraverso il ruolo di testimonial a titolo gratuito. Così i trecento pezzi – che all’inizio ci sembravano una quantità enorme – sono finiti presto. Le nuove versioni sono andate altrettanto bene e in modo organico il business è cresciuto fino ai volumi attuali, senza il bisogno di attivare particolari operazioni di marketing o di comunicazione a pagamento.

UNIMATIC
UNIMATIC “Colette” U1-C
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UNIMATIC “Colette” U1-C

Con Colette avevate già un contatto precedente?

GIOVANNI: Magari! Se li avessimo conosciuti ne avremmo fatti tremila! Ride. Siamo partiti che non conoscevamo nessuno. Abbiamo fatto un elenco dei negozi che ci piacevano e che a nostro giudizio sarebbero stati perfetti per UNIMATIC. Di questa lista molti non ci hanno neanche risposto. Colette invece ci ha risposto. Io fisicamente sono andato a Parigi a fargli vedere l’orologio. Ne hanno presi due in conto vendita. E li hanno venduti il giorno stesso. Poi altri quattro. Venduti. Otto. Venduti. Sedici. Venduti. Eccetera. Questa è stata la “Bolla di approvazione Papale” che poi tanti altri hanno preso come garanzia per scommettere su di noi.

SIMONE: Colette, soprattutto, è stato il motore delle collaborazioni customizzate. Quella delle “limited” è stata poi la strada che abbiamo sposato con grande successo, anche perché ci permette di sperimentare con qualche modello un po’ pazzerello – basti pensare allo SpongeBob – che ha senso fatto in collaborazione e che al contrario come prodotto continuativo sarebbe un po’ fine a se stesso. Quindi Colette ci ha indicato la via.

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UNIMATIC “SpongeBob” U1-SS2 & U1-SS3

Un aspetto che viene poco evidenziato ma che invece reputo essenziale: molti micro-brand hanno successo con un modello ma si fermano a quello, voi siete arrivati a quattro famiglie tutte di grande successo. Qual è il segreto?

SIMONE: È la specialità della casa! Giovanni ed io siamo specialisti in questo: disegnare. E il fatto che le nostre collezioni piacciano al pubblico e anche agli addetti ai lavori, come te o come i ragazzi di Hodinkee, è per noi un motivo di grande orgoglio.

Dopo Colette, c’è stato un altro passaggio epocale per diventare quello siete oggi?

GIOVANNI: Subito dopo la prima serie Uno A è arrivato l’Uno B. La visibilità era iniziata, come detto, prima grazie a Colette e poi anche grazie a Grimoldi di Milano. Però ancora non avevamo accesso a una platea più ampia e generalista. Poi nel dicembre 2016 è arrivata la recensione dell’U1-B di Jason Heaton su Hodinkee. Con Hodinkee all’epoca non avevamo nessun rapporto. Quell’articolo, peraltro non foraggiato da nostri investimenti pubblicitari, nella fase giovanile del marchio, è stato un altro momento di svolta per la grandissima visibilità che ci ha dato nel settore, oltre al fatto che gli ordini ricevuti quel giorno hanno rappresentato la media degli ordini di due mesi! Quindi, se Colette ha segnato l’accettazione del mondo “Fashion – Lifestyle”, Hodinkee è stata l’accettazione del mondo orologiero in senso strettoTra l’altro gratis! Considerando che oggi riceviamo ogni giorno proposte di media e “influencer” del settore che magari hanno 400 follower e che ci propongono articoli a pagamento, be’ l’approccio di uno dei più grandi player mondiali, realmente interessato a raccontare cose nuove, è stato da noi molto gradito.

Soprattutto un approccio così deontologico fa il bene di tutto il settore, quindi un applauso ai ragazzi di Hodinkee! Detto ciò giapponese o svizzero? Chiarendo che storicamente avete utilizzato il Seiko NH35A e adesso anche il Sellita SW200-1 sulla special edition Swiss Series. Cosa ci dite in merito?

SIMONE: La vera differenza, più che nella qualità o nell’affidabilità, è nel minor spessore di Sellita che consente quindi di ridurre lo spessore dell’orologio. E le casse più sottili sono più belle, almeno per il nostro punto di vista, anche in considerazione del fatto che il diametro delle nostre casse va da 38,5 a 41 millimetri ghiera compresa, perciò l’armonia complessiva con uno spessore minore su casse piuttosto contenute come diametro è garantita.

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UNIMATIC “Swiss Series” U1S-MP & U1S-MPN

Lo ripeto fino alla noia. Non aver sbagliato niente: nome, logo, immagine complessiva, prodotti… Come siete arrivati al nome UNIMATIC?

SIMONE: L’idea di base era dare il senso della funzionalità, insieme al fatto che UNIMATIC dà l’idea di prodotto unico, numerato, con movimento automatico. Insomma, qualcosa di immediato. Il logo in sé è altrettanto semplice e funzionale, ultra leggibile. In ogni caso ci siamo sempre mossi con in testa l’estetica del prodotto, anch’essa minimal e funzionale, come del packaging.

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UNIMATIC “Nigel Cabourn” U2-NC

Immagine, prodotto, confezione, tutto è coerente. E da “grandi” cosa volete fare?

GIOVANNI: Da un lato la nostra attitudine è quella di essere disegnatori industriali. Dall’altro lato la nostra filosofia è semplice: perseguiamo un processo incrementale. Nel senso che a ogni nuova uscita miglioriamo il prodotto, sia dal punto di vista dell’esecuzione complessiva, design e materiali, e sia dal punto di vista tecnico, per esempio con l’adozione del Sellita. Con Hodinkee abbiamo fatto un GMT che era una complicazione che mancava nella nostra collezione.

UNIMATIC
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UNIMATIC

In futuro sperimenteremo sicuramente altre complicazioni e nuovi materiali delle casse. Poi continueremo con gli ordini speciali. Nel senso che di tanto in tanto facciamo commesse per privati o aziende. Facendo questo, capitano delle richieste particolari, che se ci interessano dal punto di vista progettuale possiamo portare avanti anche come prodotto per il cliente finale. Per esempio, per un cliente facciamo incidere gli orologi nel bresciano, in Val Trompia. Recentemente abbiamo fatto delle casse in oro 18 carati che per caratteristiche e costi rappresentano un segmento molto diverso da quello che frequentiamo di solito, però le abbiamo fatte con piacere per un cliente specifico. Per adesso in questo segmento siamo entrati in punta di piedi però su questa fascia per noi altissima ci sono altri nostri clienti interessati e quindi continueremo. Comunque, in linea generale, siamo sempre disponibili a realizzare prodotti su richiesta, sia per materiali per noi non consueti e sia anche, perché no, per fare una ripetizione minuti. Non c’è un goal finale per UINIMATIC. Andiamo avanti e cogliamo le opportunità che ci offre il mercato. Soprattutto, facciamo un prodotto che ci rende orgogliosi. Ecco, vogliamo continuare su questa strada, sia che costi 500 euro, 5mila o 50mila euro. Vogliamo avere sempre la stessa soddisfazione.

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UNIMATIC “Muffolini” U2
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UNIMATIC “Muffolini” U2

Chi sono i vostri concorrenti?

GIOVANNI: Ci penso da cinque anni e non li ho ancora individuati. Nel senso che abbiamo delle unicità, nel bene e nel male, comprese le special edition. Facciamo cose diverse. Noi siamo partiti per gioco e per gratificare la nostra passione progettuale. Per avere il nostro orologio immaginato nel mondo reale. Altri marchi che si sentono nostri competitor sono partiti come progetti imprenditoriali ben studiati, scegliendo l’orologeria al posto dell’occhialeria. Noi invece, ripeto, nel bene e nel male, avevamo questa attitudine specifica. È questo che ci differenzia, anche ammirando il lavoro degli altri. E ci da un tono forse romantico che non ci dispiace affatto.

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UNIMATIC “Massena Lab” U1-ML6

Cosa pensate in generale dell’orologeria odierna?

SIMONE: oggi, nel complesso, il prodotto è troppo scollegato dal suo valore reale. Anche noi abbiamo dei modelli esauriti che su Chrono24 valgono il triplo del prezzo di listino. Prendiamo il nostro Nasa. È stato realizzato in 50 esemplari per 650 euro di listino. Oggi non si trova sotto i 3mila euro. Ha però un suo senso. Se vogliamo l’approccio è ancora razionale, perché, paradossalmente e tanto per dire, è ben più raro di un qualsiasi Patek contemporaneo.

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UNIMATIC “Nasa” U1-SP

GIOVANNI: Francamente non sopporto le liste d’attesa, che forse ci favoriscono anche. E con altrettanta sincerità trovo incomprensibile aspettare tre anni, dico un numero a caso, per avere un normalissimo subacqueo o peggio ancora strapagarlo per averlo subito. Personalmente non mi presterei a questo gioco. E ancora trovo ugualmente incomprensibile l’idea della lista d’attesa di modelli che hanno una produzione annuale di centomila o trecentomila esemplari. Mi sentirei preso un po’ per il naso. Con il rischio che tutto quello che sale un giorno può anche scendere. Tutto ciò mi fa sentire dentro una categoria umana che non riesco del tutto ad apprezzare e al quale non vorrei essere affratellato. È uguale nella moda. Guardo piuttosto storto quello che ha la felpa con la scritta Balenciaga a caratteri cubitali. Nell’orologeria adesso siamo abituati a prodotti per un pubblico che vuole la scritta Balenciaga a caratteri cubitali. Per fortuna, nel nostro piccolo e nella nostra fascia di prezzo, noi siamo orgogliosi di rappresentare un’alternativa al pensiero dominante.

By Michele Mengoli