Stefano Mazzariol e il mito del Daytona
27 Febbraio 2023«Sono sempre stato un cacciatore di orologi, in giro per il mondo. Dove c’era una storia legata a Rolex, andavo a cercarli. Come nei primi anni ’90 in Oman, dove lo stemma del sultanato sul quadrante dei Rolex – che erano doni di stato – era considerato un emblema politico e in molti sostituivano il quadrante per non apparire legati al potere, per essere neutrali. Così ha cominciato a recarmi in Oman con i quadranti normali, far sostituire quelli logati e portarli in Italia. Un paio di viaggi è andato bene, poi con l’avvento di internet le cose sono cambiate, si trovava pochissimo e in più è stata vietata l’esportazione di qualsiasi oggetto riportasse lo stemma dello Stato senza autorizzazione. Ma intanto ho fatto esperienza».
A parlare è Stefano Mazzariol, uno dei più grandi esperti italiani di Rolex vintage. Stefano è stato tra i primi a diffondere sul web curiosità e informazioni su questi orologi già dai primi anni 2000. A oggi, il sito mazzariolstefanolibrary.com è il più completo sul mondo degli orologi vintage e in particolare Rolex, l’unico a permettere di valutare l’originalità dei pezzi vintage della casa coronata. Autore del best seller “Rolex Daytona dalla nascita al mito” e collaboratore nel libro culto “Ultimate Rolex Daytona”, a chi se non a lui potevamo chiedere di parlare del mito Daytona? «E la cosa curiosa – ci dice subito – è che il nome Daytona venne dato in un secondo momento alla sola variante grigia, mentre quella con il quadrante nero era chiamata Le Mans. Dal mio punto di vista era un orologio troppo avanti rispetto al gusto del periodo. All’inizio infatti non fu un successo commerciale».
Curioso anche che dopo il carica manuale si aspettava con ansia l’automatico e oggi si ritorna a ricercare in modo maniacale i pezzi con calibro manuale…
Quando entri nel loop del successo, vai a cercare le origini di questo successo. E le origini parlano del 6263 con calibro manuale e ghiera nera in acciaio, un orologio di cui sono stati realizzati solo 12.000 pezzi, tra il 1969 e il 1988: poco più di 700 all’anno per tutto il mondo. Davvero pochi. E di questi, quanti coevi ne sono rimasti? Pochissimi. In perfette condizioni? Ancora meno. In perfette condizioni con garanzia? Minimi. Ecco perché chi conosce questo mondo capisce come mai è questo l’orologio davvero esclusivo. Dove esclusività non significa andare in concessionario e mettersi in lista, ma cercarlo. Una delle grandi motivazioni del collezionismo è proprio la ricerca, specialmente quando si trova quel pezzo che soddisfa le aspettative.
Quando nasce secondo te il mito Daytona?
Con l’avvento del 16520. Era il segnatempo giusto al momento giusto. Negli anni 60-70 con l’avvento del quarzo, dei primi orologi con il vetro zaffiro, con la moda degli extrapiatti si pensava che l’orologeria tradizionale fosse finita: un orologio massiccio, a carica manuale, con il vetro plastica era totalmente fuori posto. Nel 1988, con il 16520 Rolex ha trovato il cronografo giusto e nemmeno in casa madre si aspettavano quel successo, che ha dato anche una fortissima spinta al collezionismo. Prima di allora, Rolex vendeva 700 cronografi all’anno, perché i modelli che andavano di più erano altri, il Datejust e il Day-date. Negli anni ‘80 vendeva qualche sportivo, ma non c’erano i numeri né la mentalità di oggi, perché l’orologio era ancora il complemento elegante per l’uomo elegante. E poi Rolex non poteva soddisfare la domanda nemmeno dal punto di vista del movimento, perché non ne aveva uno proprio ma si affidava a Zenith. Lo ha creato con la seconda edizione, la 116520, ma non ha inondato il mercato, ha continuato con la policy di una produzione contenuta che ha portato alla crescita sempre maggiore del modello. Un processo che ha fatto nascere un marchio nel marchio: spesso si parla solo di Daytona, non di Rolex Daytona.
ASTE, IL PUNTO DI VISTA DI STEFANO MAZZARIOL
Come vedi il fenomeno Daytona nelle aste?
Le aste riflettono l’andamento del mercato. L’oggetto di qualità è sempre quello più ricercato e strapagato, ancor di più se racconta una storia, come nel caso del Paul Newman appartenuto all’attore. Un orologio a mio avviso anche bruttino, perché molto vissuto; se non fosse stato di Paul Newman, ottimisticamente avrebbe potuto arrivare a 250.000 euro in asta, ma la sua storia ne ha decretato il valore (il 26 ottobre 2017 è stato battuto da Aurel Bacs della Bacs & Russo, partner di Phillips, per la cifra record di 17,8 milioni di dollari, ndr). Sono quotazioni che hanno senso, perché la storia ha un peso. Penso anche a pezzi come l’orologio che si dice Marilyn Monroe abbia regalato a John Fitzgerald Kennedy, o a quello che Marlon Brando indossava in “Apocalypse Now”, (un Rolex Day-Date il primo, 120mila dollari, un Rolex GMT-Master il secondo, circa 2 milioni di dollari, ndr) entrambi battuti a prezzi abnormi. Il rischio è che siano trascinati verso l’alto anche orologi il cui valore sarebbe minore, ma è la storia di Rolex a essere così. Perché il marchio ha così successo oggi? Perché tutti vogliono essere parte di questo successo, anche a non conoscendo la storia di Rolex. Tra costoro e un vero appassionato che cerca le varianti più rare c’è un abisso.
C’è ancora spazio per trovare belle cose in asta, anche per il Daytona?
Rolex è famosa per rinnovare senza stravolgere, almeno fino agli anni 2000; fino ad allora ogni piccola differenza cambia il prezzo dell’orologio. Ecco perché un po’ di spazio ancora c’è, in asta e dai commercianti, ma le cose più belle sono sempre più rare. Vale per tutti i marchi e a maggior ragione per Rolex, perché nessuno ha il suo stesso numero di appassionati.
IL FUTURO DEL COLLEZIONISMO
Pensi che il valore continuerà a salire?
Difficile predire il futuro. Quello che posso fare è valutare il passato. Negli ultimi 35 anni le quotazioni del Daytona sono sempre state in salita. Certo, bisogna sapere aspettare, sapere di avere l’orologio bello in cassaforte e aspettare la persona giusta. Soprattutto riguardo al vintage bisogna puntare sempre al top, perché l’unico “difetto” contestabile e ammesso da parte dell’appassionato che vuole acquistare un determinato pezzo è che è costoso. Però, come dico io, la qualità rimane, il prezzo si dimentica.
Collezionismo e guadagno sono compatibili?
Sì e no. Il collezionismo è un fenomeno esploso con la mia generazione, prima gli orologi da collezione erano altri e la platea degli appassionati era ben più ristretta; molte persone della mia età, o anche oltre, pensano a che cosa sarà della loro collezione una volta che loro non ci saranno più. Ecco perché credo che da qui ai prossimi 20 anni qualche orologio oggi scomparso si ripresenterà sul mercato, prendendo la via di importanti commercianti o di aste, per tornare a essere un bene rifugio al pari di altri.
By Davide Passoni