Squale: 2001 a space odyssey… Underwater!
30 Ottobre 2024Gli ingredienti per realizzare un orologio di successo sono sostanzialmente un paio. Il primo è saper innescare il colpo di fulmine o, per dirla meno romanticamente, riuscire a realizzare una perfetta armonia estetica. Il secondo è un contenuto tecnico adeguato al valore del segnatempo. Semplice ma non tanto perché alla fine, anche se sta tutto qui, ossia nel centrare con sapienza questi due ingredienti, la questione non è mai così semplice, tant’è che gli insuccessi nella storia dell’orologeria sono decisamente superiori ai successi. E poi c’è un ulteriore elemento che sposta tutto a un livello superiore: lo storytelling.
Diciamolo senza timore di smentita: il fascino degli orologi che hanno una storia da raccontare è decisamente superiore. Facciamo un esempio su tutti. Un Rolex Daytona con quadrante Paul Newman può valere qualche centinaia di migliaia di euro. Il Rolex Daytona con quadrante Paul Newman appartenuto a Paul Newman è stato battuto da Philips a quasi 18 milioni di dollari. C’è bisogno di aggiungere altro sul potere della narrazione?
SQUALE 2001, COUSTEAU E LAVAL, STORYTELLING AL TOP
Ai vertici di Squale – capitanati dal presidente Andrea Maggi e dal lungimirante direttore generale Fabio Ferrari – la lezione l’hanno imparata alla grandissima con partnership super strategiche come quella con la Marina Militare Italiana e con il reparto dei Palombari del Comsubin. E oggi riproponendoci un modello cult per gli amanti del marchio fondato a Neuchâtel da Charles Von Büren nel 1959: il 2001, storica referenza in commercio tra gli anni Sessanta e Settanta, attraverso l’Heritage, una nuova edizione limitata (300 gli esemplari) che si rifà al modello storico che il leggendario esploratore Jacques-Yves Cousteau (1910–1997) decise di regalare all’inizio della spedizione in Antartide del 1972 a Michel Laval, primo ufficiale della Calypso, la celeberrima nave-laboratorio di Cousteau.
L’ESEMPLARE ORIGINALE, DA LAVAL A LABAN…
Ovviamente Cousteau non ha bisogno di presentazioni: è stato il più celebre esploratore del Novecento, oltreché documentarista pluripremiato con quattro Oscar, una Palma d’Oro e un Golden Globe. E anche la storia della spedizione in Antartide è nota.
Nel dicembre del 1972 la Cousteau Society parte per una spedizione di quattro mesi con l’obiettivo – riuscito – di ottenere una documentazione video completa dell’Antartide, dalle vette ai crepacci di ghiaccio nella banchisa fino alle profondità dei mari glaciali antartici. Purtroppo Michel Laval è vittima di un tragico incidente con l’elicottero della missione e muore il 29 dicembre 1972 a Deception Island. Aveva soltanto 31 anni.
Alla sua morte l’orologio torna a Cousteau, che lo affida all’ingegnere chimico e regista, scrittore e pittore André Laban, storico membro delle spedizioni di Cousteau e a sua volta fraterno amico di Michel Laval. André Laban custodisce l’orologio fino alla morte, avvenuta nel 2018. E, come da sue volontà, l’orologio passa nelle mani di un anziano collezionista tedesco, appassionato di diver storici, che al termine di una lunghissima e romantica trattativa lo consegna all’attuale proprietario, un imprenditore digitale italiano, grande appassionato di orologi, che abbiamo avuto il piacere di conoscere di persona ma che preferisce restare anonimo.
“Sì, ora è nelle mie mani – dice lui con grande fierezza –, ed è un onore custodirlo per tramandare la sua storia. Essendo l’orologio personale di Laval, la storia di questo pezzo diventa unica. Questo, fin da subito, ha esercitato un grande fascino su di me. E come collezionista, di oggetti e delle loro storie, non credo ci sia cosa che possa valere di più. L’orologio, per giunta, non era nemmeno in vendita, quindi c’è stata una sorta di corteggiamento tra me e il venditore. L’ho dovuto convincere che ero la persona giusta a cui affidare la sua storia, con la promessa di custodirla e diffonderla. Abbiamo fatto diverse telefonate in cui parlavamo della storia dei diver e dell’orologeria in generale, ha voluto capire che persona fossi. Rotte le prime titubanze, mi ha invitato a casa sua in Germania. E credo di averlo conquistato presentandomi con un piccolo regalo, un diver di cui avevamo parlato nelle nostre chiamate. Difatti la trattativa economica è durata cinque minuti, non di più”.
Cosa si prova a essere in possesso di un orologio cosi importante dal punto di vista del valore storico?
Non lo dico per sembrare eccentrico. Realmente non mi sento proprietario di questo orologio. Sono solo un degno custode. Il proprietario è stato e sarà sempre il povero Laval. Però sento una grande responsabilità divulgativa, motivo per il quale ho deciso di sfidare la mia riservatezza e proporre a Squale di raccontare la storia del pezzo, per cercare di farla arrivare a più persone possibili.
E quest’ultima è la notizia nella notizia. È stato l’imprenditore italiano che ha contattato Squale e da qui è nato tutto il progetto per la nuova limited edition.
ORIGINALE E NUOVO, IL DNA È SALVO!
La Referenza 2001, con 40 mm di diametro, è stata in commercio come detto tra gli anni Sessanta e Settanta. Da lei poi trae ispirazione la sovradimensionata Ref. 2002 (44 mm di diametro), presentata nel 1968 e al polso del grande apneista Jacques Mayol per lo storico traguardo di 67 metri di profondità ottenuto in Giappone nel 1970.
Il 2001 originale monta il Calibro ETA 2772: diametro di 25,60 mm (11,5 linee) e frequenza di 21.600 A/h; 17 rubini e bilanciere in nichel, con funzione di ore, minuti, secondi e data. La riserva di marcia è di 47 ore. Si tratta di un movimento estremamente affidabile – e quindi perfetto per la tipologia dell’orologio – prodotto dal 1969 al 1982. Mentre la nuova edizione limitata è una fedelissima riproduzione del modello regalato da Jacques Cousteau a Michel Laval, comprese le proporzioni e le dimensioni.
La cassa asimmetrica a “botte”, con anse nascoste, fa percepire i 43 mm di lunghezza perfettamente indossabili. Il diametro complessivo si conferma di 40 mm, con la corona integrata nella cassa e posizionata ancora una volta alle ore 4. È confermatissima anche la strepitosa lunetta bicolore in nero e arancione. Quella odierna, a differenza della originale degli anni Sessanta in bachelite, è realizzata in vetro zaffiro per garantire una resistenza superiore; e come l’originale è dotata del sistema “push to release”, un meccanismo di sicurezza che permette di sbloccare la lunetta in entrambe le direzioni solo con una pressione perpendicolare, garantendo la massima sicurezza anche in caso di urti accidentali.
Il design, uguale al vintage, presenta un quadrante nero circondato da un rehaut bianco con minuteria a contrasto. Gli indici in acciaio lucido sono applicati e rivestiti in SuperLuminova C3. Ed è riproposta anche la scritta “Saphir” sul quadrante, come nei modelli storici, a indicare la presenza del vetro zaffiro a protezione dell’orologio. Identico anche il cinturino “Tropical” in gomma.
La vera differenza tra i due modelli è il livello di impermeabilità. La collezione originale 2001 rappresentava una pietra miliare nella storia dell’orologeria subacquea, in un periodo pionieristico come quello degli anni Sessanta, con una straordinaria resistenza per i tempi che arrivava a 100 atmosfere. Mentre quella attuale, probabilmente rivolta a un pubblico più trasversale, si ferma a 60 atmosfere, che comunque si conferma come un dato ultra-professionale. Altra piccola differenza all’interno: il nuovo monta l’automatico Sellita SW 200-1 Elaboré, con 28.800 A/h e 38 ore di riserva di carica.
In conclusione, Squale, nel 2024, continua a festeggiare il suo 65esimo anniversario di attività con la coerenza di riuscire a presentare modelli non banali ispirati alla sua storia originale, valorizzando gli eventi e i personaggi che hanno contribuito a rendere il marchio italo-svizzero credibile nel mondo dei diver, sia ieri che oggi. Soprattutto, lo Squale 2001 Laval, a nostro giudizio, ha gli ingredienti giusti per essere un successo: esteticamente riuscito, a 1.770 euro di listino (in Italia IVA inclusa) mantiene quello che promette e poi dalla sua ha una storia davvero suggestiva da raccontare.
By Michele Mengoli