Seiko Speedtimer e il cronometraggio sportivo: una storia d'eccellenza
8 Febbraio 2024Due sono i terreni di sfida più eccitanti per un marchio di orologeria: la ricerca della precisione assoluta e il cronometraggio sportivo. Se la prima è una ossessione alla quale pagano pegno un po’ tutte le manifatture, nel campo del cronometraggio sportivo sono pochi i brand in grado di fare la differenza; da un lato per la loro storia in questo settore, dall’altro per l’eccellenza tecnologica che sono in grado di raggiungere. Seiko è uno di questi marchi. Perché ha una storia sportiva che ha portato il brand a cimentarsi con svariate discipline in innumerevoli manifestazioni, ma anche perché, sia con i suoi strumenti tecnologici sia con gli orologi da polso, ha raggiunto picchi di accuratezza e precisione difficilmente eguagliabili.
SEIKO E LE OLIMPIADI DI TOKYO
La storia che lega Seiko al cronometraggio sportivo iniziò esattamente 60 anni fa, proprio in Giappone. L’occasione furono le Olimpiadi di casa, a Tokyo, nel 1964. Il Paese del Sol Levante era in pieno periodo di ricostruzione post-bellica e i Giochi furono il momento perfetto per Seiko per dimostrare le proprie capacità tecnologiche in veste di cronometrista ufficiale dell’evento, la prima volta per il brand fondato da Kintaro Hattori. Nonostante all’epoca non avesse alcuna esperienza nel cronometraggio sportivo, Seiko sviluppò nuovi cronometri e altri dispositivi che le consentirono di svolgere al meglio il proprio ruolo in tutte le discipline dove fu chiamata a tenere il tempo.
Le Olimpiadi di Tokyo ’64 rappresentarono per Seiko un grande sforzo organizzativo e industriale. Il brand produsse 1.278 dispositivi di cronometraggio e 36 modelli e mobilitò per i Giochi 172 dipendenti, un numero importante che permise all’azienda di supportare con successo la gestione di quell’evento.
I cronometri utilizzati alle Olimpiadi del 1964 incorporavano una camma a forma di cuore fissata al centro del bilanciere. Era un approccio unico e innovativo per eliminare gli errori di misurazione comuni nei cronografi tradizionali. Quando si premeva il pulsante di arresto, una leva all’interno del movimento fermava il bilanciere premendo su quella camma. Grazie alla sua forma, la ruota del bilanciere si fermava sempre in una posizione fissa nella quale la spirale manteneva la potenza. Ciò consentiva al bilanciere di ripartire senza richiedere uno slancio alla leva, azione che era alla base degli errori di misurazione nei cronografi tradizionali. Seiko portò alle Olimpiadi cronografi a 1/5, 1/10 e 1/100 di secondo, utilizzati per tenere il tempo in differenti discipline.
SEIKO SPEEDTIMER: LA PRECISIONE ARRIVA AL POLSO
Sempre nel ’64, Seiko aveva portato la propria tecnologia al polso, al di fuori del cronometraggio professionale, creando il Crown Chronograph. Si trattava del primo orologio da polso di Seiko – nonché del Giappone – dotato di funzione cronografica. Ogni aspetto di quell’orologio era stato progettato da zero e il Crown Chronograph segnò l’avvio della produzione dei cronografi da polso del brand nipponico.
Aveva un semplice meccanismo monopulsante ma in esso già si intravedeva la stessa ricerca della precisione che avrebbe caratterizzato il mitico Speedtimer, che sarebbe nato nel 1969, e soprattutto il suo movimento, il Calibro 6139. Un movimento cronografico che gestiva le funzioni di start, stop e reset grazie all’inserimento di una ruota a colonne. L’introduzione dello Speedtimer fu un momento chiave nella storia di Seiko.
La sua vera importanza risiede nel fatto che il movimento, il Calibro 6139, incorporava sia una ruota a colonne sia un innesto verticale. I due dispositivi apportavano al movimento un reale miglioramento nella precisione della misurazione degli intervalli brevi. Il Calibro 6139 continuò a equipaggiare alcuni cronografi di Seiko fino alla fine degli anni ’70, così come il Calibro 6138, introdotto nel 1970. A differenza del predecessore, esso gestiva un contatore aggiuntivo a ore 12, oltre a quello a ore 6, caratteristica amata dai fan del marchio che diedero al nuovo Speedtimer il soprannome di “panda”.
LO SPEEDTIMER MODERNO
A partire dal 2021, lo Speedtimer ha avuto diverse riedizioni e interpretazioni, sempre ai massimi livelli di precisione e meccanica. Attualmente le varie referenze rientrano nella collezione Prospex e tra di esse spiccano due segnatempo da poco lanciati dalla casa nipponica, uno dei quali in edizione limitata a 1000 esemplari che celebra i 100 anni dalla comparsa del logo Seiko sul quadrante degli orologi del marchio.
Il design di questi due modelli eredita molti aspetti dell’estetica dello Speedtimer del 1972. Tra essi, il design fluido della cassa, il bracciale a sette file e il quadrante “panda” con lancetta dei secondi cronografici dalla punta arancione.
L’accuratezza messa da Seiko nella realizzazione del cronografo SRQ047J1 è evidente se si guarda alle finiture. Cassa e bracciale alternano lucidatura e satinatura, mentre il quadrante color panna ha una leggera spazzolatura verticale che rende l’orologio elegante oltre che sportivo. La lavorazione concentrica dei contatori cronografici muove ulteriormente il quadrante dandogli dinamicità.
A proposito di quadrante, su di esso spicca la lancetta dei secondi cronografici curvata, in modo che la sua punta si avvicini il più possibile agli indici e si estenda fino alla scala tachimetrica sul rehaut. Le lancette dei minuti e delle ore, così come gli indici, sono rivestite di materiale luminescente Lumibrite, per consentire la lettura anche con una scarsa illuminazione.
L’edizione limitata SRQ049J1 condivide le stesse caratteristiche tecniche del cronografo SRQ047J1, ma presenta il quadrante cosiddetto “inverted panda”. I contatori sono bianchi, mentre il resto del quadrante è nero. Oltre al bracciale in acciaio, è dotato anche di un cinturino in pelle nera dall’aspetto vintage.
UN CALIBRO ALL’AVANGUARDIA
Naturalmente, come nella tradizione Speedtimer, l’eccellenza risiede anche nel movimento. Si tratta del calibro automatico 8R48 da 28.800 alternanze/ora, assemblato a mano dagli orologiai di Seiko, il cui modulo cronografico lavora con un sistema di ruota a colonne a innesto verticale che garantisce precisione e affidabilità nella cronografia. Precisione e stabilità assicurate anche dallo scappamento, le cui parti sono realizzate utilizzando la cosiddetta tecnologia MEMS.
L’acronimo sta per Micro Electro Mechanical Systems e individua una specifica tecnologia utilizzata da Seiko per la fabbricazione dei propri scappamenti, nello specifico della ruota dello scappamento e della forcella. È un metodo di produzione di componenti ad alta precisione basato sulla tecnologia dei semiconduttori, che consente di creare pezzi lisci e precisi in forme difficili da ottenere con i metodi tradizionali.
DAL GIAPPONE ALLA SPAGNA
Tornando al rapporto tra Seiko e il cronometraggio sportivo, l’impegno a Tokyo ’64 fu ampiamente ripagato dall’enorme visibilità che il brand ebbe a livello mondiale. Le sue capacità tecniche divennero rapidamente note, consentendo all’azienda di espandere le vendite dei propri prodotti su scala globale e di affermarsi come marchio internazionale.
L’esperienza acquisita da Seiko durante la sua prima avventura olimpica la portò in breve a presidiare vari eventi sportivi internazionali in qualità di cronometrista ufficiale. Tra essi tennis, atletica leggera, nuoto e ben quattro edizioni dei Mondiali di calcio, da Argentina ’78 a Italia ’90. Fino al ritorno in grande stile alle Olimpiadi, avvenuto con i Giochi di Barcellona del 1992.
L’esperienza in terra catalana fu per Seiko l’occasione di introdurre novità tecnologiche come i blocchi di partenza con altoparlanti integrati e un sistema completo di misurazione delle prestazioni delle gare di nuoto. Seiko creò inoltre un sistema che consentiva la completa gestione online dei risultati delle misurazioni e dei risultati aggregati, oltre alla trasmissione istantanea dei risultati stessi agli spettatori.
SEIKO ALLE OLIMPIADI INVERNALI
Otto anni dopo le Olimpiadi di Tokyo, il Giappone aveva avuto un’altra importantissima occasione di visibilità internazionale con i Giochi invernali di Sapporo ’72. Già all’indomani di Tokyo ’64, Seiko aveva iniziato a sviluppare strumenti per cronometrare discipline invernali come lo sci e il pattinaggio sul ghiaccio. Riducendo le dimensioni e il peso dei dispositivi e aumentandone la resistenza al freddo, Seiko realizzò strumenti in grado di misurare il tempo con elevata precisione anche in condizioni naturali difficili con neve, ghiaccio e freddo.
Quell’impegno tecnologico valse all’azienda il ruolo di cronometrista ufficiale dei Giochi Olimpici invernali per la prima volta nella sua storia. Seiko portò sulle piste di Sapporo un sistema di misurazione avanzato che comprendeva un multi cronometraggio elettronico con un ulteriore cronometraggio manuale a doppio sistema incorporato come backup; sistemi che permisero al brand di svolgere al meglio il proprio compito.
Dovettero passare 22 anni prima che il marchio tornasse a tenere il tempo dei Giochi invernali. A Lillehammer ’94, Seiko portò un timer con un pannello di controllo dedicato che consentiva una consultazione semplice e affidabile dei tempi. Quattro anni dopo, la fiaccola olimpica tornò in Giappone, a Nagano, e naturalmente Seiko era lì. Per quelle Olimpiadi, la sfida non fu solo quella di ottenere misurazioni accurate, ma anche di mostrare al meglio i dati rilevati. Per fare ciò, Seiko realizzò un’ampia rete di sistemi basati su computer; tra essi, spiccava il sistema per misurare la distanza dei salti con telecamere ad alta velocità.
Le prestazioni di altissimo livello messe in campo dal brand in Norvegia e in Giappone gli valsero a Salt Lake City 2002, per la terza edizione consecutiva, il ruolo di cronometrista ufficiale delle Olimpiadi invernali. Nello Utah, Seiko implementò per la prima volta l’utilizzo dei transponder wireless per mostrare istantaneamente il tempo impiegato da ciascun atleta nelle gare di sci di fondo e biathlon.
SEIKO E L’ATLETICA: UN LEGAME INDISSOLUBILE
Al di là delle cinque esperienze olimpiche e degli innumerevoli eventi di cui Seiko è stato cronometrista ufficiale a partire dal 1964, l’universo sportivo con il quale il marchio vanta un rapporto speciale è quello dell’atletica leggera. Seiko ha infatti un contratto di partnership con la World Athletics dal 1985 e ha supervisionato il cronometraggio di oltre 180 competizioni mondiali di atletica leggera.
I Campionati mondiali sono considerati la più grande competizione al mondo per questa disciplina e, a partire dall’edizione svoltasi a Roma nel 1987, Seiko è stato il timekeeper ufficiale per 18 campionati consecutivi. Attraverso questa stretta collaborazione con World Athletics, Seiko ha tenuto il tempo e registrato innumerevoli record nelle competizioni internazionali per oltre 30 anni, guadagnandosi la fiducia di World Athletics, atleti e spettatori.
L’impegno con l’atletica ha significato per l’azienda una continua sfida tecnologica per creare nuovi strumenti in grado di rendere sempre più precisa la misurazione dei tempi. Tra essi, il primo sistema di misurazione elettronico della distanza (EDM) nel 1987, un anemometro a ultrasuoni nel 1991, un nuovo sistema di rilevazione delle false partenze nel 1994 e un fotofinish più accurato ai campionati di Atene del 1997.
Di particolare interesse l’introduzione, nel 2013, di tabelloni con display LED a colori ad alta visibilità sul campo e nel 2017 lungo la pista, per fornire visualizzazioni efficaci lungo l’intera durata delle gare. Le più recenti innovazioni sono i tabelloni per visualizzare informazioni sul salto in lungo e sul salto triplo ai mondiali di Doha del 2019 e, all’ultima edizione svoltasi a Budapest lo scorso agosto, un sistema di telecamere ad alta risoluzione per le gare di salto triplo, in grado di registrare 60 fotogrammi al secondo per catturare l’area dalla pedana di rincorsa fino alla zona di caduta.
SEIKO SPEEDTIMER: LE REFERENZE DA RICORDARE
Così come nel cronometraggio, anche nello sviluppo dei cronografi da polso l’evoluzione di Seiko non si ferma. Oltre all’ultimo Speedtimer di cui abbiamo scritto sopra, nella collezione meritano un cenno alcune referenze meccaniche della prima generazione, tra le quali la SRQ037J1, un cronografo automatico con cassa tonda e bracciale in acciaio e quadrante color antracite. O ancora la referenza SRQ043J1, il cui quadrante passa dal blu navy al blu intenso a seconda della prospettiva da cui lo si osserva.
Interessante anche la referenza SRQ045J1, lanciata all’inizio dello scorso anno in edizione limitata di 600 pezzi. L’orologio interpreta in chiave moderna il primo cronometro Seiko realizzato per il cronometraggio degli sport invernali alle Olimpiadi di Sapporo ’72, con caratteristiche particolari. Aveva, per esempio, un quadrante nero per garantire un’elevata leggibilità durante le competizioni sulla neve. Total black è infatti anche la livrea dello Speedtimer SRQ045J1. Tutti questi Speedtimer automatici sono mossi dai calibri della famiglia 8R.
A differenza degli Speedtimer Solar, alimentati dal Calibro V192 a energia solare. La forma della loro cassa resta fedele a quella originale, mentre il diametro di 39mm, l’alternanza di finiture lucide e satinate sul bracciale e il vetro zaffiro curvato danno ai cronografi un tocco moderno. Belli i colori dei quadranti, che vanno dal bianco al navy, dall’oro al nero fino al verde e all’azzurro ghiaccio. I quadranti, inoltre, hanno una finitura sabbiata che garantisce un alto livello di leggibilità, caratteristica principale di ogni Prospex.
SEIKO, LO SPORT E LA FILOSOFIA AZIENDALE
Insomma, a partire dalle Olimpiadi di Tokyo del 1964, Seiko ha segnato i momenti in cui sono stati stabiliti nuovi record, compreso quello leggendario di Usain Bolt a Berlino nel 2009, e si è fatta la storia dello sport. Momenti accompagnati attraverso lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia e grazie alla dedizione dei tecnici e degli esperti che hanno costituito le squadre di cronometraggio del brand. Sempre alla ricerca della precisione.
Una ricerca che è stata portata anche al polso delle persone, ideando, sviluppando e creando movimenti cronografici rimasti nella storia, come il calibro 6139 del 1969, e orologi che ancora oggi sono simbolo del brand. Tra essi, come ricordato, la collezione Speedtimer, che incarna al meglio sia la ricerca di precisione di Seiko, sia la visione di eccellenza che la guida fin dai tempi della sua fondazione da parte di Kintaro Hattori.
«Non voltarsi mai indietro, guardare davanti a sé, andare avanti, anche di mezzo passo, saper essere flessibili per accogliere il cambiamento ed essere sinceri», diceva Hattori. Tutti principi che il marchio giapponese mette anche, ogni giorno, nel suo rapporto con lo sport, dove performance ed eccellenza vanno a braccetto da 60 anni. Da quel 1964 in cui la fiaccola olimpica si accese nel cielo di Tokyo, facendo brillare la stella di Seiko.
By Davide Passoni