Piaget: 150 years of technical and aesthetic supremacy
10 Giugno 2024L’INIZIO A CUI NESSUNO PENSA: IL CONTADINO-OROLOGIAIO
Piaget, per noi e anche per i nostri nonni, è un nome che evoca soltanto cose belle e altisonanti, legate al lusso, al savoir-faire e al mondo del high-fashion e degli sfavillanti “red carpet” delle stelle più luminose del cinema. Invece è curioso sapere che 150 anni fa, alle origini di questa straordinaria icona dell’orologeria, c’era il bisogno, molto pragmatico, per un contadino di sopravvivere economicamente ai rigidi inverni di montagna con una seconda attività al chiuso.
Cosa c’entra questo con Piaget? È presto detto. È il 1874 quando il 19enne contadino Georges-Edouard Piaget a La Côte-aux-Fées, un tranquillo villaggio del Giura svizzero, decide di applicarsi con fervore all’orologeria nei lunghi inverni del Giura. In realtà non c’è da sorprendersi perché da quelle parti era una consuetudine piuttosto diffusa. La vera sorpresa è che Georges-Edouard è dotatissimo, soprattutto con lo scappamento ad ancora. Così, in breve tempo, l’orologeria, o meglio, la produzione di movimenti di alta precisione, diventa il lavoro di tutta la famiglia. La crescita è costante e davvero di alto livello, tant’è che negli anni Venti del ventesimo secolo l’atelier di movimenti della famiglia Piaget rifornisce diversi marchi prestigiosi, come Audemars Piguet, Rolex, Vacheron Constantin e Cartier.
UN PRIMA E UN DOPO PER IL MONDO INTERO: L’EXTRA-PIATTO DI PIAGET
E d’un tratto succede l’inevitabile. Essere da decenni “soltanto” un contoterzista per i marchi svizzeri più prestigiosi, seppur molto importante e affidabilissimo, alla famiglia Piaget non basta più. Ecco allora la decisione epocale. Nel 1943, sulla spinta di Gérald e Valentin Piaget, nipoti del fondatore, arriva finalmente il deposito del marchio. Da questo momento Piaget è quello che è tuttora: un raffinatissimo produttore di orologi sublimi a proprio nome.
La mossa funziona alla grande e la manifattura di La Côte-aux-Fées diventa il principale datore di lavoro della regione. Con i due fratelli, Gérald e Valentin, che iniziano a lavorare sull’identità attuale. Ossia da un lato si concentrano sui movimenti – ridimensionando i diametri e gli spessori – e dall’altro lato sull’estetica, dando vita ai primi orologi-anello e orologi moneta. Funziona. Il marchio inizia la propria espansione internazionale e gli ordinativi giungono da tutto il mondo. Poi arriva il 1957 e il 1958, che rappresentano lo spartiacque. Non per Piaget, per il mondo intero, che resta a bocca aperta per i due movimenti ultra-piatti sviluppati da Valentin. Il calibro 9P a carica manuale e il 12P, che con i suoi 2,3 mm di spessore entra trionfalmente nel Guinness dei primati come il movimento automatico più piatto dell’epoca.
L’ETÀ DELL’ORO: CREATIVITÀ TECNICO-ESTETICA AI MASSIMI
Gli anni Sessanta e Settanta per Piaget sono all’insegna del lusso sempre più esclusivo e innovativo in ogni sua declinazione. E tra le grandi maison svizzere la Manifattura di La Côte-aux-Fées – che nel frattempo ha raddoppiato la produzione con uno stabilimento a Plan-les-Ouates nel ginevrino – è sicuramente quella che osa di più.
Sono gli anni all’insegna del “Piaget orologiaio-gioielliere” perché la produzione si concentra solo su casse in metalli preziosi, con una padronanza senza eguali nelle tecniche di lavorazione dell’oro e del platino che rendono i bracciali di una flessibilità sbalorditiva. E con l’introduzione dei diamanti e dei quadranti in pietra dura (lapislazzuli, onice, occhio di tigre, opale, giada, corallo e malachite), nell’idea – geniale – di spingere l’acceleratore sull’orologio-gioiello, anche grazie alla collezione 21st Century. Il jet-set internazionale impazzisce e nasce il termine “Piaget Society” che appunto identifica il lusso-hippie scintillante di artisti, musicisti, modelli, attori e stilisti che costituiscono la sua clientela d’élite. Piaget è indosso sia a Jackie Kennedy che ad Andy Warhol e nasce addirittura un legame creativo con Salvador Dali per il Dali d’Or: una moneta coniata con il nome dell’artista, nel suo essere sempre di più un’opera d’arte vivente.
Con la seconda parte degli anni Settanta, l’acceleratore è a tavoletta. Piaget, dall’alto della sua eccellenza meccanica, non teme di sperimentare contribuendo allo sviluppo del Beta 21, il primo e il più famoso movimento svizzero al quarzo (cimentandosi poi anche nel quarzo con gli ultra-piatti: il 7P, nel 1976, è il movimento più sottile al mondo, poi sostituito dall’ancora più sottile 8P, spesso solo 1,95 mm). E nel 1979 dà la sua versione – originalissima – nella categoria degli sportivi chic d’alta gamma con bracciale integrato alla cassa attraverso la collezione Polo in oro massiccio, icona suprema per gli yuppie più raffinati di Wall Street.
IL GIUSTO EQUILIBRIO DELL’IDENTITÀ ODIERNA
Il resto è storia. Piaget, nel 1988, entra a far parte di Richemont, il più grande agglomerato di marchi di lusso dell’orologeria mondiale. Questo non le toglie l’anima o l’identità, ma al contrario le consente di concentrarsi nel fare soltanto quello che le viene meglio: il massimo nella tecnica e nell’estetica dell’orologeria d’alta e altissima gamma. Fioriscono le linee di successo legate alla gioielleria – su tutte Possession e Limelight Gala – ma al contempo la competenza nel segmento distintivo dell’ultra-piatto consente a Piaget di realizzare il movimento 430P – successore del 9P – alloggiandolo sul modello Altiplano, tuttora e per sempre un capolavoro di purezza e classicismo. E a partire da questo movimento si contano altri sedici nuovi calibri, tra cui lo straordinario 600P, il tourbillon di forma più piatto al mondo.
A chiudere questa trionfale carrellata sui 150 anni di Piaget e sui suoi meravigliosi segnatempo, vale la pena soffermarsi sulla novità più appariscente – e filologicamente riuscita – del 2024: il sontuoso Polo 79. A celebrare anche i 45 anni della collezione torna al design originale, che alterna in modo straordinario maglie lucide con motivo gadroon a maglie spazzolate, nella continuità estetica uguale per bracciale, cassa e quadrante. Le differenze rispetto all’originale sono assolutamente al passo con i tempi: il calibro al quarzo è sostituito con il fantastico ultra-piatto 1200P1 a carica automatica e la cassa si veste di un diametro perfetto di 38 mm.
In conclusione, Piaget, nel variegato segmento dell’alta gamma più prestigiosa, è di gran lunga la maison che ha saputo armonizzare al meglio per continuità e coerenza la tecnica – basti pensare ai suoi 37 movimenti di manifattura, con ben 25 calibri ultra-piatti e 11 grandi complicazioni – con un’estetica potente, suggestiva e originale, sia in ambito maschile che femminile. Andy Warhol diceva che “un artista è chiunque sappia fare bene una cosa”. In questo senso Piaget è indiscutibilmente l’artista dell’orologeria mondiale.
By Michele Mengoli