Omega alle Olimpiadi: Novant'anni di Performance e Successi
11 Febbraio 2022C’era una volta un orologiaio svizzero che partì da una piccola cittadina del Canton Berna, Bienne, per attraversare l’Oceano Atlantico portando con sé una preziosa valigetta. Veniva dalla manifattura Omega ed era diretto a Los Angeles. Era l’estate del 1932 e quel signore non andava in vacanza, ma a lavorare. Il suo compito era importantissimo: cronometrare i tempi delle competizioni alle Olimpiadi di Los Angeles.
Nella valigetta – con la quale si dice che andasse anche a dormire, tanto era di valore il suo contenuto -, conservava trenta cronometri. Erano lo stato dell’arte della precisione (consentivano un’approssimazione al decimo di secondo) e con quegli strumenti Omega si sarebbe giocata una delle carte più importanti della sua storia: scelta per essere il primo cronometrista ufficiale dei Giochi, aveva la possibilità di ricoprire quel ruolo in modo permanente.
UN LEGAME DURATURO
Da allora sono passati 90 anni e le Olimpiadi hanno più volte fatto il giro del mondo, d’estate e d’inverno. Fino al 1992 i Giochi estivi e quelli invernali si sono disputati nello stesso anno, separandosi solo da Lillehammer 1994; ciò che non si è separato, invece, è il legame di Omega con i Cinque Cerchi. Che punta al secolo di vita: nel 2017 il brand ha rinnovato la partnership con il Comitato Olimpico Internazionale fino al 2032. Da qui a dieci anni, tra Giochi estivi e invernali, Omega cronometrerà Parigi 2024, Milano-Cortina 2026, Los Angeles 2028 e Brisbane 2032.
Nel volgere di pochi mesi, a causa della pandemia, Omega si è trovata impegnata in due edizioni delle Olimpiadi, Tokyo 2020 e in questi giorni Pechino 2022. La sua avventura ai Giochi invernali cominciò anch’essa quasi un secolo fa, a Garmisch-Partenkirchen, nel 1936. L’edizione successiva a quella estiva di Los Angeles: lo scrupoloso cronometrista partito dalla Svizzera e i suoi cronometri avevano fatto un ottimo lavoro. In Germania, l’orologiaio di Omega portò 27 cronometri e da lì in poi il sodalizio tra il marchio e il mondo olimpico si cementò, sia per l’inverno sia per l’estate.
A Garmisch-Partenkirchen tutto era nuovo per la cronometria: condizioni ambientali, meteo, tipologia di gare. Specialmente nello sci alpino, c’era un mondo letteralmente da inventare. In mancanza di un telefono o di una connessione radio tra la partenza e l’arrivo, gli addetti di Omega indicavano su un foglietto di carta l’ora esatta di inizio della discesa di un atleta e lo inviavano ai giudici di gara al traguardo, inserendolo nella tasca dello sciatore successivo.
OMEGA PORTA LA TECNOLOGIA ALLE OLIMPIADI
Omega fece tesoro dell’esperienza maturata a Los Angeles e Garmisch-Partenkirchen, ma dovette rimandare di 12 anni il suo ritorno ai Cinque Cerchi: la Seconda Guerra Mondiale cancellò le edizioni dei Giochi fino a Londra 1948. Nella capitale britannica, la Maison battezzò l’inizio dell’era elettronica del cronometraggio, grazie all’introduzione di due nuove tecnologie: il fotofinish e la cellula fotoelettrica, che arrestava elettronicamente il cronometro nel momento in cui il primo atleta tagliava il traguardo.
Da quell’edizione in poi, è stato un continuo progresso, un miglioramento costante. A Helsinki 1952, in segno di apprezzamento per i suoi 20 anni ai Giochi, Omega fu insignita dal CIO della Croce al Merito per gli “eccezionali servizi resi al mondo dello sport”. Grazie anche a innovazioni come l’Omega Time Recorder, un cronografo elettronico dotato di stampante ad alta velocità per cronometrare le competizioni e stamparne istantaneamente i risultati al centesimo di secondo.
A Melbourne 1956 fu il nuoto a beneficiare delle nuove tecnologie di Omega. Lo Swim Eight-O-Matic Timer fu il primo cronometro semiautomatico al mondo per le gare di questa disciplina: premendo il grilletto della pistola di partenza si azionava automaticamente il tempo di inizio, i contatori al traguardo erano arrestati da cronometri elettrici manuali.
LA RIVOLUZIONE PARTÌ DALLO SCI
La vera rivoluzione firmata Omega avvenne però in occasione dei Giochi invernali di Innsbruck 1964. Interessò il pubblico della televisione con la tecnologia Omegascope, con la quale i risultati sportivi erano comunicati in tempo reale, grazie alla sovrimpressione in diretta dei tempi degli atleti sulla parte bassa dello schermo. A Montreal 1976 fu invece il pubblico in presenza a essere interessato dall’ennesima innovazione, il tabellone Video Matrix. Visualizzava tempi, punteggi e classifiche e offriva registrazioni video in bianco e nero; era progettato per più alfabeti e trasmetteva le informazioni all’intero Stade Olympique.
Nel mezzo, a Città del Messico 1968, otto anni dopo Melbourne il cronometraggio del nuoto aveva toccato un ulteriore livello di precisione grazie alle piastre di contatto. Alte 90 cm e larghe 240, erano immerse in acqua per due terzi della loro superficie. Reagivano al minimo tocco degli atleti che, raggiunto il traguardo, arrestavano il tempo sfiorandole con la mano.
Così come in Messico la tecnologia di Omega rivoluzionò l’arrivo degli atleti nel nuoto, a Los Angeles 1984 ne rivoluzionò la partenza nell’atletica, grazie al primo rivelatore di false partenze. Dispositivo estremamente sensibile, funzionava misurando la pressione esercitata da ogni atleta sui blocchi di partenza, rilevandone il tempo di reazione e registrando eventuali irregolarità.
OMEGA NELL’ERA DEI COMPUTER
Quattro anni dopo, a Seul, Omega introdusse per la prima volta il cronometraggio computerizzato. Invece di limitarsi a misurare, attribuire e stampare i tempi, registrava in digitale informazioni e statistiche indispensabili per una migliore comprensione di ogni disciplina sportiva. Il marchio forniva informazioni in tempo reale agli spettatori presenti nello stadio, grazie al nuovo tabellone Video Matrix, evoluzione di quello di Montreal ’76, che trasmetteva immagini e video a colori.
Arrivando agli anni Duemila e ai primi Giochi invernali che si svolsero in Italia 50 anni dopo Cortina 1956, a Torino 2006 Omega tornò per la prima volta dal 1992 a essere Cronometrista Ufficiale di tutti gli eventi olimpici. Introdusse l’innovazione più importante nel pattinaggio di velocità, dove gli atleti indossarono alle caviglie degli speciali transponder, microchip in grado di inviare e ricevere segnali via radio: consentivano a Omega di registrare le misurazioni dei tempi di gara.
La precisione dei rilevamenti cronometrici toccò livelli mai visti a Londra 2012, grazie al Quantum Timer Omega, la cui risoluzione potenziata di un milionesimo di secondo e 100 volte superiore rispetto a quella dei precedenti dispositivi, consentiva una rilevazione cinque volte più precisa di quanto accadeva in precedenza.
LE OLIMPIADI PIÙ RECENTI
I Giochi invernali di PyeongChang 2018 e quelli estivi di Tokyo 2020 hanno segnato l’impiego ormai diffuso dei sensori di movimento e dei sistemi di posizionamento. Grazie al loro utilizzo, Omega è stata in grado di fornire costanti misurazioni delle prestazioni di ogni atleta dall’inizio alla fine della gara. In Corea sono stati utilizzati in svariate discipline, dallo sci alpino, all’hockey; in Giappone dall’atletica al nuoto, dal beach volley alla ginnastica, fino all’equitazione e al ciclismo. In questo modo, gli atleti hanno potuto fruire di un’analisi completa della propria performance e i telespettatori hanno potuto comprendere meglio ciascun evento durante il suo svolgimento.
E Pechino 2022? Oltre a portare le proprie tecnologie di cronometraggio utilizzate da tempo, ai Giochi in corso Omega ha introdotto ulteriori innovazioni studiate per discipline specifiche.
Nel pattinaggio artistico, durante eventi per pattinatori singoli, sei telecamere posizionate intorno alla pista acquisiscono in tempo reale una serie di dati, tra cui l’altezza e la lunghezza di un salto e il tempo in cui un pattinatore rimane in aria. Nel pattinaggio di velocità, il sistema di tracciamento delle immagini di Omega rileva automaticamente le false partenze, prima lasciate all’occhio dei giudici. Grazie alle immagini catturate da una telecamera posizionata in ciascuna corsia, gli ufficiali avvisano il giudice in caso di falsa partenza. Nell’hockey è stato introdotto un nuovo display in-game con LED integrati all’interno del plexiglass che sta intorno alla pista. L’orologio trasparente, visibile solo dal campo, indica il tempo di gioco e delle penalità che i giocatori devono eventualmente scontare.
OMEGA E GLI OROLOGI “OLIMPICI”
Insomma, in 90 anni di cronometraggio olimpico la strada percorsa da Omega è stata lunga e ricca di innovazione. Una strada che porta ora fino al 2032, a quel centenario di partnership tra il marchio e i cinque cerchi che sarà festeggiato in Australia, a Brisbane. Lontano – ma nemmeno molto, in linea d’aria – da dove tutto è cominciato, ma vicino a una sempre maggiore precisione nella rilevazione dei tempi.
Non dimentichiamo però che Omega non è solo eccellenza nel cronometraggio, ma anche e soprattutto nell’alta orologeria. Ormai da diversi anni, la Maison di Bienne è solita creare delle serie speciali di alcuni suoi orologi simbolo, dedicate alle varie edizioni dei Giochi olimpici, sia invernali sia estivi. Si tratta spesso di segnatempo che, in breve, diventano oggetto del desiderio per appassionati e collezionisti. Per i Giochi di Pechino 2022, Omega non si è smentita.
Per le Olimpiadi cinesi ha infatti messo mano al Seamaster Aqua Terra e al Seamaster Diver 300M personalizzando due versioni con i loghi e i colori dell’inverno e dei Giochi, nelle versioni Beijing 2022. Ora che vi abbiamo raccontato dell’eccellenza di Omega nel cronometraggio, state tranquilli: avremo modo di parlare anche di uno di questi orologi. Stay tuned!
By Davide Passoni