Minerva, Montblanc, il cronografo: una storia d’amore
21 Dicembre 2021Le parole hanno sempre un peso e un significato. Quanti appassionati di orologeria si sono fermati a pensare perché il cronografo si chiama così? Non vale la pena ricordarlo, visto che parliamo di una delle complicazioni più amate, nella quale eccellono numerosi marchi?
Anche chi non mastica il greco sa che quando in una parola c’è di mezzo il suffisso -grafo, c’entra qualcosa la scrittura. Ma che cosa scrive un cronografo, strumento che in realtà misura intervalli di tempo brevi su un quadrante, utilizzando una o più scale e una o più lancette?
BREVE STORIA DEL CRONOGRAFO
Oggi il cronografo non scrive nulla, ma all’inizio del XIX secolo, quando fu inventato, sì. L’orologiaio parigino Nicolas Mathieu Rieussec presentò nel 1821 all’Accademia delle Scienze francese il proprio strumento ideato per misurare il tempo di ciascun cavallo durante le corse che si svolgevano al Champ de Mars di Parigi: un cronometro progettato per misurare in modo affidabile il tempo che i cavalli impiegavano per percorrere le distanze di gara.
Il sistema, che poi Rieussec brevettò, funzionava grazie a una lancetta di misurazione dotata di un piccolo serbatoio di inchiostro; il cronometro utilizzava un doppio indice fisso che tracciava un segno nero su due contatori rotanti nel momento in cui ogni cavallo, non solo quello vincente, tagliava il traguardo. Una invenzione cui l’Accademia riconobbe come merito la “capacità di indicare istantaneamente il primo e l’ultimo momento di più intervalli di tempo successivi mediante segni permanenti e visibili su un quadrante in movimento”.
In realtà sempre in Francia, nel 1816, l’orologiaio Louis Moinet aveva sviluppato il suo “Contatore di Terzi”, un orologio da tasca con una lancetta centrale che poteva compiere un giro al minuto ed essere avviata, fermata e rimessa in posizione da un pulsante. Ideato per compiere misurazioni astronomiche, il suo scappamento vibrava a 216.000 alternanze/ora e il meccanismo era completamente immerso nell’olio. Però non aveva parti che, letteralmente, scrivevano. Per cui, se il primo cronografo resta una trovata di Moinet, il nome dello strumento è legato a Rieussec.
Da allora ne ha fatta di strada il cronografo, progressivamente migliorato con l’aggiunta di nuovi dettagli tecnici e integrato negli orologi, prima da tasca e poi da polso. Limitandoci alle tappe più significative, ricordiamo la camma a forma di cuore inventata da Adolphe Nicole nel 1844, per consentire l’uso delle tre funzioni fondamentali del cronografo: avvio, arresto e ritorno allo zero. Funzioni che furono attivate da un unico pulsante fino al 1933, quando Breitling inserì il secondo pulsante per il ritorno allo zero.
Nel 1936 Longines inventò la funzione flyback, che consente di far tornare a zero e ripartire la lancetta del crono mentre l’orologio è ancora in funzione, mentre negli anni ’60 ci fu la corsa alla creazione del primo cronografo automatico. Da una parte il consorzio Chronomatic – costituito da Heuer, Hamilton-Buren, Breitling e Dubois Depraz -, dall’altra Zenith e dall’altra ancora Seiko.
Chronomatic presentò il Calibro 11 il 3 marzo 1969, Zenith il prototipo di El Primero il 10 gennaio dello stesso anno, mentre il Calibro 6139 entrò sul mercato nell’estate sempre del ’69. In tutto questo, però, c’era un marchio che sui cronografi aveva cominciato a lavorare all’inizio del ‘900 con risultati eccellenti: Minerva, dal 2006 integrata in Montblanc come manifattura per i movimenti di alta orologeria.
E UN GIORNO ARRIVÒ MINERVA
Fondata dai fratelli Charles e Hyppolyte Robert nel 1858 a Villeret, nel Giura bernese, inizialmente l’azienda si chiamava “H. & C. Robert”, poi “C. Robert” quando rimase solo Charles. Nel 1878 i figli Charles e Georges assunsero la guida dell’azienda e dal 1885 vi entrò anche Yvan Robert. Il nome dell’azienda fu cambiato in “Robert Frères Villeret” e fu introdotto il nuovo logo RFV, con una freccia.
La società iniziò a registrare marchi nel 1886, iniziando con Mercure o Merkur, poi Minerva nel 1887, Ariana e Tropic nel 1898 e cambiando spesso nome e ragione sociale finché nel 1923 divenne “Fabrique Minerva, Robert Freres S.A.” e nel finalmente, nel 1929, “Minerva”S.A.”, conservando poi fino a oggi il logo con la freccia.
Dal 1895 “Robert Frères Villeret” iniziò con la produzione dei propri movimenti di orologi e casse per orologi da tasca, mentre il primo calibro Minerva era un movimento da tasca con scappamento a cilindro. L’azienda ha nominato ogni movimento principale in sequenza, a partire dal Calibro 1 e proseguendo attraverso il numero 55. Oggi produce i numeri 15, 21, 22, 62 e 65.
Ciò che ha sempre distinto e distingue tuttora i calibri che escono dalla manifattura Minerva di Villeret, oltre alla qualità tecnica di altissimo livello, è la ricerca dell’estetica nella meccanica. Al di là delle finiture delle singole parti, è l’intero disegno di ponti, ruotismi e platine, che risponde a una logica di armonia e di bilanciamento e che rende ciascun movimento un’opera d’arte.
Il risultato visibile attraverso i fondelli in vetro zaffiro – non è esagerato affermarlo – si avvicina molto a una scultura, a un quadro incorniciato dalla cassa e caratterizzato da una tridimensionalità che esalta la profondità dell’insieme, platina dopo platina.
Firma inconfondibile dei movimenti Minerva è il ponte del bilanciere a forma di V, il cui design è protetto e registrato dal 1912. Un omaggio al borgo di Villeret, che ospita la manifattura fin dalla sua nascita, e un richiamo alla punta di freccia che ne è il logo.
MINERVA ALLA SFIDA EL CRONOGRAFO
Fu nel 1908 che la manifattura, la quale come abbiamo visto si chiamava ancora “Fabrique Minerva, Robert Freres S.A.”, cominciò a produrre il suo primo cronografo basato sul calibro 19-09 CH; uno strumento da tasca privo del sommatore delle ore cronografiche, ma con solo il registro dei minuti su base 30 o 45. Successivamente nacquero calibri 12-12 e 9 e ¾ -19, con movimenti rifiniti, 17 rubini e spirale Breguet e dal 1923 cominciò la produzione di orologi da polso. Il calibro 13-20 CH, cronografo con ruota a colonna e spirale del bilanciere Breguet, pose ben presto Minerva all’attenzione dell’industria come produttore di movimenti d’eccellenza.
Brillarono i cronografi rattrapanti con calibro 19-25 a marcia permanente o 19-39 senza marcia permanente o idee, come quella che ebbe Jacques Pelot, di sostituire le molle piane impiegate per attivare i meccanismi con le ben più resistenti molle a spirale.
Invenzioni e brevetti che erano al servizio di quelli che, all’epoca, erano i principali impieghi dei cronografi, non solo di Minerva: quello sportivo e, in misura molto maggiore, quello militare. Non sono pochi, infatti, i modelli degli anni ’30 e ’40 dotati di scala telemetrica sul quadrante; attraverso un calcolo basato sulla differenza di velocità di propagazione delle onde sonore rispetto alla luce, questa scala consentiva di ottenere l’indicazione della distanza di un evento visibile e udibile, come il lancio di una bomba.
Si usava in guerra per calcolare la distanza delle artiglierie nemiche. Poiché la luce viaggia più velocemente del suono, nel momento i cui un soldato scorgeva il bagliore del fuoco nemico, attivava il cronografo; lo fermava quando il proiettile esplodeva, calcolando sulla scala telemetrica la distanza che aveva percorso. Fortunatamente, oggi la scala telemetrica è più un omaggio al passato che uno strumento di lavoro e compare in un orologio Montblanc che celebra il puro spirito di Minerva.
MONTBLANC 1858 SPLIT-SECOND CHRONOGRAPH LE 18
Il Montblanc 1858 Split-Second Chronograph LE 18 è uscito nel 2021, in edizione limitata di 18 pezzi, con una nuovissima cassa Lime Gold, una lega composta da oro 18 carati, argento e ferro che si traduce in un tono tenue con sfumature di verde giallastro. Il verde degli indici, della minuteria e della scala telemetrica a contrasto con il quadrante soleil dorato è qualcosa che vale la pena di essere visto dal vivo, soprattutto con la giusta illuminazione. I numeri arabi verdi sono completamente realizzati in Super-LumiNova, lavorato secondo un processo brevettato che crea una forma senza bordi.
Nella cassa da 44 mm batte il calibro a carica manuale Montblanc MB M16.31. Prodotto nella manifattura di Villeret, è un vero movimento da tasca adattato in un orologio da polso e ha dimensioni importanti: 38,4 mm di diametro e 8,13 di spessore. Visibile dal fondello in vetro zaffiro, alterna satinature circolari a finiture a Cotes de Genéve; batte a 18.000 alternanze/ora e ha una riserva di carica di 50 ore. Un cronografo rattrapante monopulsante, un concentrato di complicazioni che solo una manciata di maison è in grado di produrre. Grazie all’eredità di Minerva, Montblanc è tra queste.
MONTBLANC 1858 MONOPUSHER CHRONOGRAPH ORIGINS LE 100
A proposito dell’eredità di Minerva, sempre dal mondo militare Montblanc ha creato il Montblanc 1858 Monopusher Chronograph Origins Limited Edition 100, omaggio a un cronografo realizzato dalla manifattura negli anni ’30. Un omaggio esteticamente molto fedele all’originale, a partire dalle dimensioni importanti della cassa, 46 mm.
La cassa in bronzo (era in acciaio nel modello delle origini) con quadrante nero dà all’orologio un aspetto “new vintage”, enfatizzato da un lume invecchiato. Il look retrò è ripreso dal fondello incernierato in titanio rivestito bronzo, come negli orologi destinati agli ufficiali, che lo collega ancora di più al modello originale di derivazione militare, conservato nel museo Montblanc. I numeri arabi luminescenti, le lancette cattedrale color oro e il cinturino in alligatore di un colore marrone caldo avvicinano moltissimo, nell’estetica, l’Origins LE al pezzo degli anni ’30 e lo connotano davvero come un cronografo di ispirazione vintage.
La produzione è limitata a sole 100 unità e all’interno del fondello è incisa la dicitura “Ré-édition du chronographe militaire Minerva des années 1930 doté d’un calibro fait main dans la pure tradition horlogère suisse” (“Riedizione di un cronografo militare Minerva degli anni ’30, dotato di un calibro fatto a mano secondo la pura tradizione orologiera svizzera”).
Il fondello incernierato consente di vedere il calibro di manifattura Montblanc MB M16.29, a carica manuale, con platina e ponti in alpacca lavorati con un’ampia gamma di finiture di pregio. L’MB M16.29 batte a 18.000 alternanze/ora e sostiene un cronografo con ruota a colonne comandato da un unico pulsante incastonato nella corona di carica.
MONTBLANC STAR LEGACY RIEUSSEC CHRONOGRAPH
E per concludere come abbiamo iniziato, con Nicolas Rieussec, ricordiamo che a Montblanc va riconosciuto il merito di aver reso omaggio all’orologiaio parigino con un cronografo a lui dedicato. Realizzato a partire dal 2008 e appartenente alla collezione Star Legacy, il Nicolas Rieussec Chronograph si distingue per i due dischi rotanti allineati dei 30 minuti e dei 60 secondi cronografici con doppio indice fisso, che richiamano i contatori rotanti del cronografo a inchiostro di Rieussec del 1821. Sia i contatori sia l’anello delle ore e dei minuti decentrato sono bombati e generano sul quadrante un effetto tridimensionale.
Nelle sue ultime evoluzioni, oltre allo stile dei due dischi rotanti il cronografo monopulsante Nicolas Rieussec ha mantenuto il calibro automatico MB R200, con ruota a colonne e innesto verticale, doppio bariletto e una riserva di carica di 72 ore. Il movimento attiva anche la funzione data, a ore 6 tra i due dischi rotanti, e la funzione dual time con il display dell’indicazione giorno/notte posizionato sul disco delle ore, alle 9.
Nella versione più recente dell’orologio, la cassa è in acciaio e il quadrante lavorato a guilloché con motivo grain d’orge è grigio antracite, cui si abbina un cinturino in alligatore Sfumato dello stesso colore. Per l’asta benefica Only Watch 2021, Montblanc ha creato un pezzo unico del Nicolas Rieussec con quadrante color oro e dettagli arancioni (la “firma” di Only Watch) alla minuteria “chemin de fer” sul quadrante, alla lancetta scheletrata del secondo fuso orario, al doppio indice del cronografo e al giorno 6 della data, in omaggio al giorno dell’asta (6 novembre 2021).
Per l’occasione, Montblanc ha creato anche una replica in radica di noce del cronografo a inchiostro di Rieussec del 1821. È dotata di due dischi rotanti smaltati bianchi che possono essere azionati e fermati tramite un pulsante posizionato sul lato sinistro. L’azzeramento si effettua manualmente ruotando i contatori con l’aiuto degli assi centrali, come sul dispositivo originale.
Se dunque la storia del cronografo comincia, nel senso etimologico del termine, con Nicolas Rieussec, quale modo migliore per continuarla se non con l’eredità di Minerva e Montblanc?
By Davide Passoni