Locman X Decimo Canto: l'alta gamma Made in Italy
20 Maggio 2024Partiamo con una domanda che sentiamo spesso. L’Italia orologiera fa un altro campionato rispetto a quello elvetico? La risposta non è così banale. È ovvio e storicamente consolidato, la Svizzera, con i suoi distretti dedicati, quello di Ginevra su tutti, conta sulla filiera più integrata, strutturata e tecnologicamente all’avanguardia nel campo dell’orologeria meccanica a livello mondiale, in particolare nell’alta e altissima gamma. Detto ciò, l’Italia orologiera di alto livello partecipa allo stesso campionato, essendo parte integrante – anche qui storicamente – della filiera svizzera. Nel senso che gran parte della componentistica di un orologio svizzero d’alta gamma – dalla cassa fino ai bracciali o ai cinturini, eccetera – può essere stato prodotto in Italia da fornitori indipendenti. Questo succede da decenni e probabilmente succederà fino a quando esisterà l’orologeria svizzera d’alta gamma. Senza far nomi, per esempio le pietre naturali utilizzate sui quadranti dai player più importanti del mondo dell’orologeria – sì, anche quello a cui stai pensando adesso – arrivano da un fornitore lombardo.
TUTTO, TRANNE IL MOVIMENTO… FINO ALL’OISA CINQUE PONTI
Fatta questa premessa necessaria, va anche detto che funziona così tranne che per i movimenti. Rarissime eccezioni ci sono state e ci sono tuttora (la vecchia e la nuova OISA è una di queste), però in Italia non è mai esistita una filiera consolidata di movimenti. Tant’è che i due unici veri marchi d’alta gamma che hanno saputo sfidare i cugini svizzeri – Panerai prima e Bulgari dopo, quando erano di proprietà italiana – hanno sempre utilizzato movimenti svizzeri. E tant’è che i molti fuoriclasse dell’orologeria italiana – su tutti gli italianissimi maestri orologiai Giulio Papi e Luca Soprana – per creare l’eccellenza assoluta e vincere i GP dell’orologeria a Ginevra devono lavorare rispettivamente a Le Locle e a Vaumarcus.
Però l’Italia, ben più della rigorosa Svizzera, a suo favore ha il genio, la creatività e il romanticismo dei sognatori. È così che il nostro amico Marco Mantovani, fondatore di Locman, insieme agli altri fautori della recente rinascita della Manifattura OISA 1937, ha voluto una volta per tutte colmare questo vuoto, dando vita all’ormai famoso OISA Calibro 29-50 Cinque Ponti. Un movimento meccanico ultrapiatto a carica manuale di 13 linee con un diametro di 29,50 mm e uno spessore di 3,50 mm. Montato su 19 rubini, costruito in ottone, è realmente Made in Italy, con impeccabili caratteristiche d’alta gamma: lavorazioni fatte a mano a Còtes de Genève sui ponti e a Perlage sulla platina, regolazione con contrappesi sul bilanciere, autonomia di carica di 60 ore e tolleranza cronometrica giornaliera di +/- 10 secondi e, soprattutto, una bellezza estetica, grazie ai ponti separati, di livello assoluto, con finiture di profilo premium (volendo anche personalizzabili su specifiche richieste).
SOGNATORE INCONTRA SOGNATORE: IL DECIMO CANTO PENSATO CON SANDRO FRATINI
Marco Mantovani è anche un grande trascinatore. Partendo dall’idea che l’orologio meccanico era già conosciuto e presente in Italia nel Trecento, come racconta Dante nella Divina Commedia (precisamente nel X Canto del Paradiso in riferimento alle suonerie degli svegliatori monastici dell’epoca), ha convinto un altro meraviglioso sognatore nostro amico, il fiorentino Sandro Fratini, il più grande collezionista al mondo di orologi vintage e fondatore della catena alberghiera L’O, a immaginare insieme un orologio ispirato alle grandi personalità del Rinascimento, come Brunelleschi, Leonardo e Galileo Galilei. Ovviamente Sandro ha accettato con entusiasmo e il risultato è questo delizioso orologio di 38 mm di diametro: il Decimo Canto di Locman X, con la X che sta a determinare il segmento luxury del brand elbano, sempre in abbinamento alla partnership con la manifattura OISA 1937 per i movimenti.
Veniamo alle caratteristiche tecnico-estetiche. La cassa a tre balze – omaggio alle tre cantiche della Commedia – ha due varianti: in oro (con cinturino in pelle in tono con il quadrante) oppure in titanio lucido (con cinturino in pelle, sempre in tono, e bracciale in titanio lucido super rifinito). Le quattro anse vanno ad abbracciare la cassa, insinuandosi armoniosamente fino al cinturino ed enfatizzando l’originalità tridimensionale del design complessivo. La corona, con guarnizione interna o-ring, garantisce una impermeabilità fino a 5 atmosfere ed è decorata con una pietra che richiama anch’essa il materiale del quadrante.
A chiudere l’azzeccata estetica generale, il tocco di classe dei quadranti in madreperla, lapislazzulo, malachite, occhio di tigre, diaspro rosso e turchese. Sono tutti realizzati con pietre dure naturali, quindi ogni segnatempo avrà caratteristiche uniche. E per chi non si accontenta, ci sono anche versioni più preziose, come appunto la cassa in oro già citata e i diamanti bianchi naturali – della italiana Crivelli, eccellenza dell’alta gioielleria internazionale – incastonati sul quadrante e sulle anse della cassa (volendo anche nelle versioni in titanio). Un ulteriore dettaglio degno di nota è il vetro zaffiro sul fondello a vista sull’Oisa Cinque Ponti. Difatti ha una colorazione – tenue, che permette comunque l’ottima visione del movimento – sempre in tinta con la relativa colorazione del quadrante. E anche in questo caso è evidente l’apporto di Sandro Fratini al progetto, perché madreperla, lapislazzulo, malachite, occhio di tigre, diaspro rosso e turchese sono le pietre dure naturali che lui preferisce.
Il listino prezzi? Si parte da 5.950 euro per la versione in titanio e da 6.950 euro per la variante con gli indici in diamanti bianchi naturali e si arriva a 19.800 per la cassa in oro e 21.000 euro per quella in oro e indici con diamanti. Cifre del tutto equiparate al valore del progetto, anche perché il Decimo Canto di Locman X, con il suo look armonioso, il grado di impermeabilità, la sportiva leggerezza del titanio in abbinamento all’eleganza dei cinturini in pelle, lo rendono un orologio adeguato per tutte le occasioni.
By Michele Mengoli