I codici estetici di Breguet: unicità ed eccellenza
21 Dicembre 2023Che cosa rende un Breguet inconfondibile? Che cosa lo distingue da qualsiasi altro orologio? La qualità, certo. L’eccellenza meccanica, sicuramente, ma c’è qualcosa di più complesso che fa di un Breguet un Breguet. Qualcosa che in orologeria è spesso più importante della precisione, della maestria tecnica, della ricerca e dello sviluppo. Sono i codici estetici. Che cosa è dunque un codice?
L’enciclopedia Treccani, tra le varie definizione di “codice” riporta questa: «In senso più astratto, nella terminologia linguistica e letteraria contemporanea, ogni sistema organico di simboli e di riferimenti che consente la trasmissione e la comprensione di un messaggio, cioè di una comunicazione, il cui senso può essere inteso soltanto se parlante e ascoltatore (o scrivente e lettore) adoperano lo stesso codice».
Definizione che si adatta bene ai codici orologieri, patrimonio di conoscenze comuni a chi frequenta il settore, che consente di individuare precisamente il messaggio che trasmette. Se parliamo di ponte proteggi-corona, o di anse flottanti, o di grande tapisserie, chiunque ami l’orologeria sa esattamente a che cosa ci riferiamo. Un codice identifica molto spesso un marchio e un marchio è tale perché ha uno o più codici che si porta dalla nascita.
PERCHÉ BREGUET È BREGUET
Breguet è uno dei brand che più abbonda di codici stilistici suoi e solo suoi. Codici che non di rado altri marchi hanno poi preso in prestito, ma saldamente legati alla sua storia e inconfondibili. Se essi hanno un’importanza chiave in orologeria, in Breguet sono l’essenza stessa del brand, ciò che gli dà la sua dimensione univoca e inimitabile.
A differenza di quanto succede con altri marchi, dove ciò che li rende riconoscibili sono uno, due tratti, i codici stilistici di Breguet sono numerosi. Sono il frutto di un’idea di orologio e di orologeria che risale direttamente ad Abraham-Louis Breguet, come testimonia il primo catalogo di orologi conosciuto, risalente al 1822. Era francese e il suo titolo tradotto era grosso modo “Orologeria per uso civile, cronometri portatili, orologi marini e astronomici, e altri strumenti d’osservazione”.
Ebbene, l’introduzione ai modelli Breguet dell’epoca è illuminante per capire da dove discende la visione dell’orologeria alla base dello stile e del design del marchio: “L’eleganza delle forme, la scelta e le proporzioni dei filetti o delle scanalature della cassa, l’effetto creato dall’arrotondamento dei bordi della cassa e del cristallo semi-piatto, la finezza del guillochage dei quadranti e la leggerezza delle lancette, il contrasto tra l’opacità e la brillantezza metallica che distinguono i modelli non potevano essere resi dall’incisione del tratto e dal disegno geometrico, sempre poco lusinghieri”.
Insomma, in un’epoca in cui non esisteva ancora la fotografia, la finezza realizzativa del disegno non era in grado di riprodurre orologi la cui estetica non era lontana dalla perfezione. Un’estetica i cui caratteri troviamo ancora oggi, alcuni dei quali citati proprio in quel catalogo di 200 anni fa. Vediamoli.
LE LANCETTE “À POMME ÉVIDÉE”
Sono uno dei tratti più evidenti legati all’orologeria di Breguet, un po’ perché occupano la scena sul quadrante, un po’ perché sono un elemento mobile, vivo. Nacquero intorno al 1783, dando seguito al desiderio che Abraham-Louis Breguet aveva di snellire il disegno delle lancette dell’epoca, spesso corte, larghe e molto decorate. Una lavorazione che conferiva pesantezza all’intero orologio e rendeva difficile la lettura del quadrante.
Lo stesso Breguet si era sempre servito di lancette inglesi in oro le quali, appunto intorno al 1783, lasciarono il posto a quelle nuove, in oro o in acciaio azzurrato. Erano descritte con la dicitura “à pomme évidée” (ossia “a mela svuotata”) e il principio che ne guidava il disegno mirava a svuotare le punte in modo eccentrico. Fu una piccola, grande rivoluzione che portò subito quel tipo di design a essere identificato con il nome di “lancette Breguet”.
In un certo senso, la scelta di Abraham-Louis Breguet di proporre sottili lancette d’acciaio azzurrato o d’oro, con una delicata sfera decentrata e svuotata verso l’estremità, rappresentò un completo capovolgimento delle convenzioni. Una scelta così voluta e irrevocabile che, da quando questo design fu creato, né lo stesso Breguet né suo figlio se ne discostarono più.
LA LAVORAZIONE GUILLOCHÉ
Non fu certamente Abraham-Louis Breguet a inventare la tecnica del guillochage. Era molto in voga già ai suoi tempi, utilizzata soprattutto in ambito artigiano per decorare oggetti ornamentali di un certo pregio. Quello che ancora mancava era il colpo di genio, la classica situazione tanto evidente che nessuno ci aveva ancora pensato: perché non applicare la lavorazione guilloché per abbellire i quadranti degli orologi? Detto, fatto.
Questa decorazione divenne così tipica dei quadranti Breguet da trovare spazio nei cataloghi dell’epoca. Nei quali si ricordava che la tecnica esigeva da parte dell’artigiano incisore una totale “delicatezza” nell’esecuzione, proprio perché applicata a oggetti piccoli e fragili come i quadranti, fatti di oro o di argento.
Con la decorazione a guilloché, Breguet raggiunse due obiettivi. Da una parte alleggerì l’impatto visivo dei quadranti, rendendoli adatti a ospitare le sue nuove lancette dal design fine e sobrio, che si armonizzavano in modo ottimale con la struttura complessiva dell’orologio. Dall’altra, migliorò la leggibilità dell’ora poiché utilizzò diversi motivi decorativi per differenziare le zone o i settori del quadrante stesso, su cui porre le diverse indicazioni date dall’orologio.
Soprattutto quest’ultima trovata si rivelò così geniale da essere ancora oggi uno dei tratti caratteristici degli orologi di Breguet, specialmente nelle collezioni più eleganti come la Classique. È la prova della modernità di un uomo che, quasi 250 anni fa, aveva già dato forma al futuro dell’orologeria, sia tecnicamente sia esteticamente.
LE CIFRE BREGUET E LA DECORAZIONE DEL QUADRANTE
Proprio sui quadranti troviamo alcune delle altre cifre stilistiche di Breguet. Per quanto il motivo guilloché fosse una delle “impronte digitali” del marchio, è pur vero che non tutti i quadranti avevano questo tipo di decorazione. Infatti, quelli degli orologi privi di complicazioni erano generalmente in smalto bianco, lisci ed essenziali. Anche se la stessa lavorazione a smalto era tutt’altro che banale e necessitava di una perizia artigiana di altissimo livello.
Poiché, come abbiamo visto, la delicata incisione guilloché non aveva solo una funzione ornamentale per il quadrante ma anche una pratica per delimitare le zone riservate alle complicazioni, i quadranti in smalto di solito non si utilizzavano sugli orologi con funzioni complesse, che andavano oltre la semplice e pratica indicazione del tempo. Ai segnatempo con quadrante in smalto, però, era riservato un altro codice stilistico distintivo del marchio: le cosiddette cifre Breguet.
Sui modelli con quadrante guilloché, Abraham-Louis Breguet preferiva utilizzare per gli indici i numeri romani, classici e senza tempo. Ai modelli con quadrante in smalto riservava invece le cifre arabe, riportate però con uno stile tipografico nuovo, leggero, che univa eleganza, leggibilità, sapienza estetica e savoir-faire.
Grazie a un carattere di scrittura leggermente inclinato, che risultava essere né corsivo né quadrato, ma sottile, estroso e contemporaneamente deciso, le cifre sul quadrante erano eccezionalmente leggibili senza essere ingombranti. Uno stile tipografico che è giunto fino a noi e che nell’orologeria moderna è universalmente noto come “cifre Breguet”. Un altro di quei codici che troviamo qui e solo qui.
LA CASSA “A MONETA”
Poiché Abraham-Louis Breguet intendeva l’orologio come un tutt’uno organico, anche la cassa aveva per lui una importanza fondamentale per trasmettere i codici estetici del marchio. Quello più evidente arrivato intatto fino a noi è dato dalle scanalature che decorano il lato cassa, quasi come fossero le zigrinature di una moneta. Una lavorazione che era presente in passato negli orologi da tasca, insieme a motivi decorativi che caratterizzavano i coperchi anteriori e posteriori.
Queste decorazioni aumentavano la preziosità estetica degli orologi, ma avevano anche una funzione pratica. Consentivano infatti di afferrare in modo sicuro i preziosi segnatempo, riducendo il rischio di farli scivolare dalle mani e cadere a terra, con conseguenze catastrofiche. La presenza eventuale di motivi guilloché sui coperchi degli orologi da tasca aveva la stessa funzione di aumentare il “grip”, oltre a evitare che le dita lasciassero sul segnatempo delle antiestetiche impronte.
Al giorno d’oggi, quando gli orologi da polso hanno largamente soppiantato quelli da tasca, può sembrare meno importante avere una lavorazione della cassa che eviti il rischio di farli scivolare tra le dita. Vero è, però, che ancora adesso gli orologi si slacciano dal polso per essere riposti o, nel caso di calibri manuali, caricati. Ecco dunque che la presenza delle scanalature sulla cassa anche nelle collezioni moderne risponde alla stessa funzione, aggiungendo inoltre al pezzo un tocco raffinato ed elegante.
A proposito di casse, vale la pena sottolineare un’altra caratteristica degli orologi Breguet. Non è un vero e proprio codice stilistico, ma riflette comunque la visione estetica che il maestro Abraham-Louis aveva nel momento in cui concepiva un modello. Nei suoi segnatempo, infatti, Breguet cercava sempre di equilibrare le proporzioni, sia della cassa sia del quadrante; in questo modo, dava al quadrante il massimo del diametro e alla lunetta il minimo dello spessore. Una combinazione che ha dato maggiore spazio alle indicazioni, migliorandone la leggibilità, e ha alleggerito l’aspetto d’insieme degli orologi. La migliore traduzione pratica di questa teoria è oggi la collezione Classique.
LA VISUALIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI
Tornando infine al quadrante, troviamo un’altra innovazione introdotta da Abraham-Louis Breguet che dimostra come fosse avanti rispetto ai suoi tempi e che è diventata anch’essa, in questo marchio più che in altri, un vero codice stilistico: l’uso delle finestrelle per le diverse indicazioni. Una soluzione che a noi, donne e uomini del XXI secolo, può sembrare scontata e banale, ma che all’epoca del maestro non lo era affatto.
La scelta di utilizzare le finestrelle sul quadrante risponde sempre all’esigenza di alleggerimento che ha portato alle proporzioni della cassa, all’uso del guilloché, alle lancette “à pomme évidée”. In sostanza, Breguet non voleva sovraccaricare il quadrante con un numero esagerato di lancette. Decise quindi di impiegare una soluzione non nuova, ma utilizzata fino a quel tempo solo in scala maggiore: su grandi orologi da tavolo o da terra e riservata principalmente alle fasi lunari e alle indicazioni astronomiche.
Abraham-Louis Breguet ebbe l’intuizione di miniaturizzare questo tipo di indicazioni e di portarle sugli orologi da tasca. Di più, non si limitò a utilizzare le finestrelle per le informazioni astronomiche, ma le impiegò per indicare il giorno del mese, il mese stesso, il giorno della settimana. Un lavoro di miniaturizzazione non banale, perché necessitava di competenze artigiane di altissimo livello e avveniva su quadranti in materiali preziosi: commettere un errore significava buttare tutto, con pesanti perdite in termini economici.
Oltre alle finestrelle, un altro spunto che caratterizza i quadranti degli orologi di Breguet è la spiccata propensione per la posizione decentrata del giro delle ore, che viene proprio dalla visione del maestro. Infatti, a partire dal 1812, nella maggior parte delle sue creazioni più famose si trova questa tendenza, che sarà successivamente ripresa con ancora maggior vigore da suo figlio.
Il decentramento delle indicazioni sul quadrante non è sempre uguale. Esso può tendere verso il basso, verso l’alto o verso uno dei due lati. In tutti i casi, esso consente a Breguet di collocare in modo nuovo le diverse funzioni e indicazioni dell’orologio, facendo comunque sempre attenzione affinché il segnatempo e il quadrante non perdano la propria armonia dal punto di vista visivo ed estetico. Un punto irrinunciabile nella visione dell’orologeria di Abraham-Louis Breguet, incarnato anche in alcune collezioni odierne.
L’EREDITÀ DI BREGUET NELLE COLLEZIONI DI OGGI
Alla domanda iniziale “che cosa rende un Breguet inconfondibile?”, abbiamo provato a rispondere elencando i codici stilisti del marchio, senza aver tralasciato di premettere l’importanza che essi hanno nel mondo dell’orologeria. Perché anche oggi rendono riconoscibile ciascun orologio, parlando un linguaggio universale e comune che gli appassionati conoscono e nel quale si riconoscono.
Nel XXI secolo, questo linguaggio di Breguet è ampiamente presente in tutte le sue collezioni, dalle più eleganti alle più sportive, per quanto nel brand il concetto di “sportivo” sia piuttosto originale e sfumato. Due però sono le linee in cui, a nostro parere, questa eredità che viene dal XVIII secolo è maggiormente presente: le collezioni Tradition e Classique.
Della prima ricordiamo pezzi come il Tradition 7047, il Quantième Rétrograde 7597 o il Automatique Seconde Rétrograde 7097, di cui abbiamo già parlato nelle pagine di WATCH INSANITY. Tutti orologi nei quali l’armonia dei quadranti, la visualizzazione delle informazioni, l’eccellenza della meccanica e l’accuratezza nella lavorazione delle casse renderebbero fiero Monsieur Breguet se fosse vivo oggi.
Del Classique vale la pena menzionare capolavori come il Tourbillon Extra-Plat Anniversaire 5365, il Double Tourbillon 5345 Quai de l’Horloge, il Tourbillon Extra-Plat Squelette 5395. O ancora due segnatempo che sono l’emblema dell’eleganza e della semplicità capaci di nascondere alcune delle meccaniche più sublimi: il Tourbillon Extra-Plat 5367 e il 5177 Grand Feu.
Ci siamo limitati a una selezione piccola e per nulla esaustiva di ciò che oggi il brand è capace ancora di fare, radicandosi a una storia e a una tradizione unica. Se Abraham-Louis Breguet è a buon diritto considerato il padre dell’orologeria moderna, questo titolo non gli deriva solo dalla sua impareggiabile perizia tecnica. Gli è riconosciuto perché, come abbiamo già scritto più sopra, è stato un uomo capace di precorrere i tempi, di guardare al di là del presente per immaginare e creare la meccanica di domani. La meccanica, ma anche l’estetica, con codici che hanno segnato non solo i suoi segnatempo, ma la storia. Tutti noi sappiamo distinguere i dipinti di Leonardo, di Caravaggio, di Monet o di Van Gogh per i loro codici unici e irripetibili. Dalla tela al polso, lo stesso vale per Breguet.
By Davide Passoni