Hublot Classic Fusion Tourbillon Orlinski: la meccanica e il colore
29 Marzo 2024Ormai da anni Hublot e Richard Orlinski danno vita a un’alchimia artistica e meccanica che non ha paragoni nell’orologeria. Che cosa muove lo scultore francese a creare insieme alla manifattura di Nyon i propri pezzi straordinari, si capisce bene leggendo questa intervista che ci ha rilasciato lo scorso anno a Watches and Wonders. Nel 2023, Hublot aveva portato al salone di Ginevra il Classic Fusion Chronograph Orlinski Titanium, mentre quest’anno ha anticipato i tempi e, durante la LVMH Watch Week ha presentato il Classic Fusion Tourbillon Orlinski. Il più recente prodotto di un sodalizio iniziato ormai otto anni fa.
IL SODALIZIO TRA HUBLOT E RICHARD ORLINSKI
Erano ancora i tempi del SIHH e all’epoca Hublot presentava le proprie novità a Baselworld. Approfittava però del salone ginevrino, a gennaio, per svelare alcune sue anteprime agli addetti ai lavori, sulle rive del lago Lemano, come fa adesso con l’evento organizzato internamente da LVMH. Nel 2018, l’artista e Hublot accolsero gli ospiti in uno dei più grandi hotel di Ginevra per presentare il Classic Fusion Aerofusion Chronograph Orlinski. Un orologio che, a detta del brand, era «la prima opera d’arte che mostra il tempo». Due edizioni limitate da 200 pezzi in titanio o ceramica blu, esaurite in un soffio.
Da allora, Richard Orlinski ha messo la propria genialità artistica al servizio di differenti materiali. Ceramica e titanio, appunto, ma anche lo zaffiro e il King Gold sono passati attraverso l’irriverenza creativa dello scultore. Da un punto di vista delle complicazioni, gli orologi creati da Orlinski hanno fino a oggi messo relativamente alla prova la capacità tecnica di Hublot. Solo tempo e cronografi sono infatti le tipologie sulle quali si è concentrato il marchio svizzero. Insomma, forme muscolose, dettagli scultorei ma un cuore meccanico tutto sommato non complesso.
IL CALIBRO HUB6021
Adesso, invece, si fa sul serio. Perché la genialità di Orlinski questa volta incontra la genialità di… Breguet. Inteso come Abraham-Louis, colui che brevettò il tourbillon nel 1801. Con il Classic Fusion Tourbillon Orlinski, Hublot compie un salto di qualità nella collezione creata con l’artista, inserendo quella che per molti è la regina delle complicazioni, al pari di ripetizione minuti, calendario perpetuo e altre meraviglie meccaniche.
Tra queste, c’è naturalmente anche il movimento a carica manuale HUB6021, che è il cuore dell’orologio. Si tratta di un calibro che si inserisce in modo indiscutibile all’interno della tradizione di movimenti manuali realizzati da Hublot, che il marchio riserva per alcune delle sue referenze più prestigiose. Un movimento che è impreziosito dalla presenza del tourbillon volante un minuto e che è un vero movimento di manifattura.
A nostro avviso, due sono le caratteristiche che rendono questo calibro eccezionale. La prima è forse la più evidente ed è l’estetica. La sua scheletratura estrema lo rende infatti quasi inconsistente alla vista, come se fosse un pizzo, un ricamo. L’altra è funzionale ed è legata alla riserva di carica eccezionale, che arriva a 105 ore, un risultato ottenuto principalmente abbassando la frequenza di oscillazione del calibro a 21.600 alternanze/ora (3 Hz). Un’autonomia che lo mette quasi al livello di altri movimenti solo tempo a carica manuale con tourbillon del marchio, come l’HUB6016 (115 ore) o l’HUB6010 (120 ore), che lavorano a 28.800 alternanze/ora.
LA CASSA DEL CLASSIC FUSION TOURBILLON ORLINSKI
E poi c’è la cassa. Perché, se la capacità tecnica di Hublot si esprime nel calibro, è nelle forme del contenitore di questo calibro che esplode la creatività di Richard Orlinski. Anche il Classic Fusion Tourbillon Orlinski spicca per le forme sfaccettate, scultoree della cassa in ceramica dalle dimensioni generose, 45 mm. Spigoli e diagonali che creano una superficie multiforme, sulla quale la luce lavora in parallelo all’artista per dare all’orologio una veste sempre nuova e in movimento. La lunetta dodecagonale fissata con le classiche sei viti con testa ad H corona il vetro zaffiro e completa un amalgama estetico più che riconoscibile.
Il tutto condito con due colori agli antipodi ma terribilmente casual, giallo acceso o azzurro cielo. Dei due, ci ha colpito il giallo, perché è pura vita distribuita a ogni livello dell’orologio. Radioso e solare, il giallo lo accompagna in tutte le sue componenti, a partire dalla cassa fino al cinturino, passando per la lunetta e finendo sulle lancette e sugli indici. Queste ultime parti spiccano ancora di più sui ponti e sul giro della minuteria neri opachi.
Il quadrante, semplicemente, non esiste. Sostituito dalla scheletratura, ha i suoi due punti focali nel tourbillon a ore 6 e nell’indicatore della riserva di carica posizionato tra ore 8 e ore 9. Vetro zaffiro davanti, vetro zaffiro sul fondello: e la luce trafigge il movimento lasciandolo fluttuare all’interno della cassa.
A proposito di dettagli. Nella versione gialla del Classic Fusion Tourbillon Orlinski, i ponti neri fanno il paio con le viti in titanio della lunetta rivestite dello stesso colore. In quella azzurra, viti e ponti sono in pendant in titanio, senza rivestimento. Il nero torna nella fibbia in ceramica della referenza gialla, il titanio nella fibbia della referenza azzurra.
IL PERCHÉ DI UN SUCCESSO
Ricardo Guadalupe, Ceo di Hublot, ha dichiarato che «i modelli nati da questa collaborazione avviata nel 2017 vanno immediatamente a ruba e sono contesi sia dai collezionisti di orologi che da quelli d’arte». Anche a fronte di prezzi significativi, perché nel caso del Classic Fusion Tourbillon Orlinski parliamo di 103.000 euro e di una edizione limitata: 30 pezzi per ciascun colore.
Ma non c’è da stupirsi, perché è lo stesso Orlinski a spiegare il perché del successo della sua collaborazione con Hublot: «Con la piena libertà concessami ho portato il Classic Fusion a esprimersi ai limiti del proprio potenziale. Levigato ma dinamico, come i profili della sua cassa in ceramica, esprime una sorta di animalità, quello spirito “Born Wild” che pervade da sempre le mie opere». Spinti da parole come queste, siamo certi che i collezionisti stanno già aspettando le prossime edizioni limitate.
By Davide Passoni