Hublot Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire: lo zaffiro ha il suo re
13 Giugno 2022L’attore fiammingo Gerd de Ley è un campione degli aforismi. In uno di questi scrive che «la trasparenza è la custodia della saggezza». Se avesse visto il nuovo Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire di Hublot, avrebbe scritto che la trasparenza è la custodia dell’eccellenza.
L’orologio è stata una delle star dell’ultimo salone di Watches and Wonders, non solo nell’assortimento di Hublot. Il motivo è presto detto: pochi altri pezzi racchiudono in sé un livello così alto di eccellenza ingegneristica e tecnologica. Il Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire è infatti un mix tra materiali all’avanguardia e meccanica di livello superiore, condito da un colore che, nella storia, è stato riservato a re e imperatori. Per questo motivo veste alla perfezione la cassa dell’orologio ed è una prima mondiale.
ALLE ORIGINI DEL BIG BANG TOURBILLON AUTOMATIC PURPLE SAPPHIRE
In orologeria il porpora (o viola traslucido, come lo chiama Hublot) non è qualcosa che si vede tutti i giorni, oltretutto unito allo zaffiro, un materiale moderno e sorprendente. Un materiale della cui lavorazione Hublot è maestra, probabilmente oggi a livelli irraggiungibili. L’esperienza del marchio nel trattare lo zaffiro per dargli la forma più funzionale alle esigenze dell’orologio viene da lontano e ha portato, negli anni, alla creazione di referenze memorabili.
Big Bang Unico Sapphire, All Black Sapphire, Big Bang Unico Red Sapphire e Blue Sapphire, Spirit of Big Bang Yellow Sapphire fino all’ultimo Big Bang Tourbillon Automatic Orange Sapphire, sono le tappe del percorso che ha portato alla nascita del Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire.
HUBLOT E LA SFIDA DELLO ZAFFIRO
Un percorso che per forza di cose si è sviluppato a step successivi, perché la lavorazione dello zaffiro è qualcosa di tremendamente difficile e costoso. Se, oltre a doverlo lavorare, si è anche alla costante ricerca di nuovi colori da dargli, il compito diventa, se non impossibile, di certo sfidante.
Perché il vetro zaffiro non è un materiale che si trova in natura, bensì un corindone sintetico creato in laboratorio. Il corindone è un minerale a base di ossido di alluminio, in forma cristallina, la cui colorazione dipende dalle impurità presenti in esso: infatti, il porpora di Hublot è un ossido di alluminio e cromo.
La tecnica base per crearlo in laboratorio viene dalla fine dell’800, quando il chimico francese Auguste Verneuil ideò il processo che porta il suo nome e che è anche conosciuto come fusione a fiamma. Il principio del processo prevede la fusione di una sostanza finemente polverizzata utilizzando una fiamma ossidrica e la cristallizzazione all’interno di una boule delle goccioline sciolte, che sono il prodotto del riscaldamento.
L’evoluzione della tecnica ha portato l’industria orologiera a sviluppare procedimenti ad alta pressione e ad altissima temperatura, che danno origine a blocchi cilindrici dalle dimensioni utili a creare non solo le casse, ma anche componenti più piccole degli orologi come lunette e maglie di bracciali. Come nel caso di alcune collezioni di Hublot.
QUANDO IL GIOCO SI FA DURO…
Il difficile, però, non è tanto creare lo zaffiro sintetico (ci si era già riusciti più di un secolo fa) quanto dargli il colore desiderato, che rimanga stabile nel tempo, e lavorarlo. Lo zaffiro ha infatti una caratteristica simpatica per chi lo usa, meno per chi lo modella: è durissimo.
I cilindri di zaffiro creati con i processi ad alta pressione e temperatura possono essere tagliati, lavorati, fresati e torniti solo con mole o con utensili a punta diamantata: se il diamante ha una durezza di 10 nella Scala di Mohs, lo zaffiro si ferma a 9. Oltre che essere complessi, questi processi di lavorazione sono lunghi e dispendiosi. Da tutto ciò si intuisce come mai gli orologi con la cassa in zaffiro siano particolarmente costosi.
Perché poi c’è anche la questione del colore. Se già non è facile creare e lavorare uno zaffiro trasparente, per dargli la cromia desiderata si entra in un lavoro quasi da alchimista, cercando un bilanciamento tra i vari elementi chimici che, per forza di cose, non porta a un risultato immediato. Prove ed errori sono inevitabili, perché il colore deve corrispondere a una tonalità ben precisa e soprattutto deve restare stabile nel tempo, senza sbiadirsi o alterarsi in alcun modo.
Il Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire, con la sua cassa da 44 mm di diametro e 14,5 di spessore è un po’ la sintesi di tutto questo, perché è a oggi il punto più alto raggiunto da Hublot nella lavorazione dello zaffiro. Una storia iniziata nel 2016 con l’MP5 La Ferrari Sapphire presentato a Ginevra e il Big Bang Unico Sapphire portato a Basilea.
IL CALIBRO DEL BIG BANG TOURBILLON AUTOMATIC PURPLE SAPPHIRE
Basterebbe questo pieno di avanguardia per chiudere qui l’articolo, se non fosse che stiamo parlando di orologeria e di un marchio come Hublot, per il quale l’esteriore e l’interiore hanno la stessa altissima dignità e il medesimo contenuto di innovazione. E allora passiamo al calibro.
Hublot alimenta il Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire con il suo movimento tourbillon automatico HUB6035, sviluppato in manifattura. La vista di questo movimento dal fondello trasparente è molto più focalizzata sul treno degli ingranaggi rispetto alla vista dalla parte del quadrante, incentrata sulle complicazioni. L’HUB6035 offre una solida riserva di carica di 72 ore e lavora a 21.600 alternanze/ora.
Il design estremamente essenziale consente di vedere quasi tutti i componenti funzionali del movimento, con i ponti opachi che contrastano con la lavorazione satinata radiale delle ruote. Sono in bella vista il treno del tempo e il bariletto della spirale aperto a ore 12, quest’ultimo con un design particolarmente intelligente. È infatti sovrastato dal micro-rotore scheletrato firmato Hublot, montato sopra il bariletto per fungere sia da firma sul quadrante, sia da elemento mobile che controbilancia visivamente il tourbillon a ore 6, del quale riprende le stesse proporzioni.
SUA MAESTÀ IL TOURBILLON
Naturalmente, il design scheletrato fa da cornice anche al tourbillon, per il quale Hublot attinge dai suoi quindici anni di sviluppo di questa complicazione. Il primo è stato infatti lanciato nel 2007 e in questo tourbillon la carica automatica (lo standard prevede normalmente la carica manuale) è affidata al micro-rotore che abbiamo visto a ore 12 ed è resa più efficiente da un sistema di cuscinetti a sfera in ceramica.
Il tourbillon ha una gabbia minimalista, che compie un’intera rotazione in un minuto e che si abbina alla scheletratura aggressiva del resto del movimento, consentendo una visione quasi senza ostacoli del suo funzionamento interno. La visione in profondità non pregiudica la leggibilità del quadrante aperto, che anzi è accresciuta dalle lancette e dagli indici evidenziati da un rivestimento luminescente.
VIOLA IN EDIZIONE LIMITATA
Oltre che sulla cassa, il viola trasparente si trova naturalmente anche sulla lunetta del Big Bang Tourbillon Automatic Purple Sapphire, fissata alla carrure dalle consuete sei viti con la testa a forma di H. E sul cinturino in caucciù dal rilievo rigato, che può essere facilmente cambiato grazie al sistema brevettato di sostituzione rapida One Click. Niente zaffiro per la fibbia, lì serve il titanio.
Un orologio come questo non poteva che essere realizzato in edizione limitata. Sono solo 50 i pezzi disponibili, ciascuno dei quali costa 198,000 euro. Dopotutto, l’eccellenza ha il suo prezzo, specialmente se non nasce dall’oggi al domani ma è frutto di anni di ricerca, innovazione, esperienza. E in questo, per Hublot… chapeau!
By Davide Passoni