Hamilton PSR: spirito digitale
13 Settembre 2022Gli anni ‘70 in orologeria sono ricordati principalmente per la grande ondata di sperimentazione nel campo del design seguita all’esplosione dei “luxury sport watches” – nati sulla scia del Royal Oak di Audemars Piguet, con la sua cassa geometrica e il bracciale in acciaio integrato – e per la cosiddetta crisi del quarzo, che mise in ginocchio l’industria svizzera dei segnatempo meccanici.
Uno dei maggiori successi del quarzo fu quello degli orologi digitali, tra i quali uno in particolare ebbe la capacità di unire design d’avanguardia e nuove tecnologie. Con, in più, il pregio di venire da una manifattura storica dell’orologeria meccanica. Parliamo del Pulsar di Hamilton, che il brand ha riproposto dopo circa 50 anni in versione 2.0 con il nuovo PSR. Ma andiamo con ordine.
HAMILTON PULSAR, FIGLIO DEGLI ANNI ‘70
Quando l’orologio fu annunciato per la prima volta era il 6 maggio del 1970, due anni prima di essere messo sul mercato, in una conferenza stampa al ristorante dell’hotel Four Seasons, a New York. Il suo nome, Pulsar, richiamava quello delle stelle di neutroni pulsanti che emettono fasci di radiazioni a frequenze ultra precise. Un richiamo alla cultura della fantascienza che si era sviluppata tra gli anni ‘60 e ‘70, nutrendosi delle sfide per la conquista dello spazio tra Usa e Urss.
L’originale Hamilton Pulsar Time Computer si presentò così come uno degli orologi più rivoluzionari. Una volta disponibile nel 1972 il modello P1, si scoprì che era anche tra i più costosi: il suo prezzo di 2.100 dollari (la cassa e il bracciale erano in oro massiccio e l’orologio si regolava grazie a un magnete nascosto nel bracciale stesso) lo rendeva più caro di un Rolex d’oro.
Il Pulsar catturò l’immaginazione del pubblico a livelli quasi senza precedenti per un orologio da polso. Nel 1973 toccò al Pulsar P2, con la cassa più arrotondata e un microchip migliorato; mentre il P1 era stato realizzato in 400 pezzi, il P2 fu prodotto in quantità industriali e fu un successo mass market, anche se l’orologio ebbe poi breve vita.
Uscì di produzione nel 1977, poiché il suo display a LED rosso brillante perse rapidamente terreno rispetto agli orologi con display LCD, una volta che questi furono messi in commercio. La ragione è presto spiegata: la durata della batteria.
Un orologio con display a LED è molto energivoro, a differenza di uno con display LCD. Per risparmiare energia, gli orologi a LED furono progettati in modo che il display si accendesse solo premendo un pulsante sul lato della cassa, mentre il display degli orologi LCD era sempre attivo. Per il Pulsar Time Computer di Hamilton, questa operazione era intrinseca al piacere di possederne e usarne uno: l’attivazione del display a LED aveva un effetto wow differente da quello di girare il polso per guardare un quadrante analogico.
UN SUCCESSO OLTRE LE ASPETTATIVE
Di sicuro, la sua uscita scatenò una mania collettiva. Don Sauers, nel suo libro sulla storia di Hamilton “Time For America: Hamilton Watch 1892-1992”, cita alcuni episodi per i quali prendiamo a prestito le sue parole: «Si pensi al cliente che acquistò l’ultimo Pulsar disponibile da Tiffany a New York, poco prima di Natale del 1972, e ricevette due offerte per l’orologio prima di uscire dalla boutique. O alla brutta situazione in cui si trovò il senatore Bennett, che voleva essere il primo membro del Senato americano con un Pulsar e scoprì in una riunione di comitato che il senatore Mansfield ne aveva già uno. E si diceva che una delle figlie del presidente Nixon fosse andata da Tiffany e avesse scelto un Pulsar come regalo di Natale per suo padre».
Un successo che valse all’orologio anche una apparizione al cinema al polso di Roger Moore nei panni di James Bond, nel film “Vivi e lascia morire”. Un successo che ha spinto Hamilton ha rilanciare il segnatempo con il nuovo PSR, un segnatempo che nella sua forma è fedelissimo all’antenato del 1972. Nella sua sostanza, è solo modernizzato e rimane un must have.
HAMILTON PSR: IL “NIPOTINO” TERRIBILE
Il rilancio dell’Hamilton PSR nella primavera del 2020 è stato un successo. Il modello in acciaio è diventato parte integrante del portafoglio del marchio, mentre i 1.970 esemplari dell’edizione limitata con trattamento PVD color oro giallo sono andati polverizzati in breve tempo. L’insolita forma a cuscino della cassa del Pulsar originale è stata ripresa nel PSR e gli conferisce un aspetto elegantemente vintage.
Il display digitale con i numeri rossi è protetto da un vetro zaffiro e incorniciato dalla cassa da 40,8 mm impermeabile fino a 10 bar. L’orologio è completato da un classico bracciale in acciaio inossidabile.
Una differenza rispetto alla versione originale si trova nel display: quello dell’Hamilton PSR è ibrido e combina tecnologie LCD riflettenti (display a cristalli liquidi) e OLED a emissione (diodo organico a emissione di luce). Premendo il pulsante si visualizzano i numeri digitali luminosi OLED costituiti da piccoli puntini rossi, mentre il display LCD garantisce la visibilità dell’ora anche con la luce del giorno. La combinazione di queste tecnologie comporta inoltre un basso consumo energetico dello schermo, il punto debole del Pulsar degli anni ‘70.
HAMILTON PSR TOTAL BLACK E L’OMAGGIO A MATRIX
Oltre alle versioni del 2020, il PSR è stato vestito da Hamilton anche di nero. È del febbraio di quest’anno la versione PSR total black, caratterizzata da uno stile elegante e metropolitano che lo rende il modello retro-tech per eccellenza. Il nero della cassa e del bracciale è ottenuto grazie a un rivestimento in PVD nero. Le dimensioni della cassa e l’impermeabilità rimangono quelle della release del 2020, così come il vetro zaffiro con trattamento antiriflesso.
Lo scorso anno, però, questa referenza è stata preceduta da un’altra molto speciale. Nel corso degli anni, Hamilton è diventato noto come il “marchio del cinema”; ciò ha portato il brand a collaborare con molti film importanti, per i quali ha creato orologi unici. A dicembre 2021, Hamilton ha lanciato il PSR MTX ispirato al remake di “Matrix”, un modello in edizione limitata a 1999 pezzi disponibili in tutto il mondo.
Cassa e cinturino sono in acciaio inossidabile placcato PVD nero e la particolarità del PSR MTX sta nel display digitale verde, una deviazione interessante dal rosso dei modelli originali che si rifà al colore classico di “Matrix”. Altra caratteristica unica che si richiama la pellicola è il motivo a “pioggia digitale” sul fondello, che rende l’orologio ambito sia dai fan di Hamilton sia di “Matrix”. A oggi in catalogo l’orologio è ancora presente, nella versione black con display rosso, a un prezzo di 975 euro. Il modello in acciaio costa invece 795 euro.
La storia dell’Hamilton PSR è in definitiva uno spaccato affascinante del mondo degli orologi digitali. Il lungo viaggio del segnatempo, iniziato oltre 50 anni fa, si è sviluppato anche in modelli in edizione limitata che sono diventati molto ricercati. Il suo stile classico e vintage e la sua estetica ispirata all’era spaziale gli conferiscono ancora oggi una dimensione senza tempo, assicurandogli quel futuro che una durata troppo breve della batteria pareva avergli negato, a soli cinque anni dal suo lancio. Complimenti a Hamilton!
By Davide Passoni