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18 novembre 2024

Green Is The New Blue: Il 2021 è l’anno del verde

C’era un tempo, non troppo lontano, in cui l’orologeria meccanica d’alta gamma aveva delle certezze, almeno sul colore dei quadranti. I classici ce l’avevano bianco e, al limite, potevano essere laccati o smaltati. L’argento si sposava con lo sportivo. I subacquei e i militari puntavano sul nero. E quando la cassa era in oro spesso ci si abbinava lo champagne. Stop. Il resto erano eccezioni o interpretazioni tendenti al fashion, come i Precision di Rolex che portavano una primavera di colori alla sua collezione “entry level” dell’epoca.

LA COMPARSA DEL VERDE NEL ROLEX SUBMARINER REF. 16610LV

Successivamente, tra i marchi “mainstream”, è proprio la casa ginevrina che nel 2003 ha applicato la ghiera verde nel suo intramontabile professionale, il Submariner Ref. 16610LV (LV sta per Lunette Verte), per celebrare i cinquant’anni dell’iconico diver in abbinamento con quella tonalità di verde che caratterizza, da “secoli”, la livrea del marchio coronato. Come d’altronde il rosso sta alla Scuderia Ferrari – come diceva Enzo Ferrari: “Chiedi a un bambino di disegnare una macchina e sicuramente la farà rossa” – ma anche a Coca-Cola. E come, per citarne un altro paio, il blu rappresenta Tiffany, nel celeberrimo Pantone 1837, e il giallo canarino si appiccica al Post-it.

Photo credit MTR Watches

COLORE E LOGO ALLA BASE DELLA BRAND IDENTITY

Inevitabilmente, quando un marchio è così forte da identificarsi con un colore nell’immaginario collettivo ha colpito nel segno forse addirittura di più rispetto a un simbolo stilizzato che non ha bisogno di altro per riconoscerne l’appartenenza (il baffo della Nike o la mela morsicata di Apple, tanto per intenderci). E perché tutto ciò è così importante? Be’, non è necessario aver fatto particolari studi di marketing per capire che il colore, insieme al logo, rappresentano una componente fondamentale della “Brand Identity” di un’azienda, soprattutto se storica e se vuole essere leader di mercato, influenzandolo attraverso le proprie scelte.

GHIERA VERDE, HULK, STARBUCKS… ROLEX CI METTE IL SUO COLORE

Tornando al nostro settore, Rolex dal “Ghiera verde” in poi non ha più smesso di proporre in collezione un modello “vestito” con il suo colore di rappresentanza. Si pensi all’“Hulk”, da poco uscito di produzione, al Milgauss, nel bordo del vetro zaffiro, a diversi e più o meno recenti Day‑Date e Datejust fino a due delle super hot reference del momento: il Submariner Ref. 126610LV, soprannominato “Kermit” o “Starbucks” – ecco un altro “colore-marchio” –, l’Oyster Perpetual 36 e il sontuoso Daytona braccialato in oro giallo.

Photo credit Time & Tide Watches

DAL BLU DIPINTO DI BLU ALL’ESPLOSIONE GENERALIZZATA DELLA “MODA GREEN”

Se il verde caratterizza Rolex, è evidente che non ne dispone dell’esclusiva. D’altronde è capitato lo stesso fenomeno con il quadrante blu, iconico colore dei due capolavori sportivi di Audemars Piguet e Patek Philippe: Royal Oak e Nautilus, esplosi commercialmente nelle relative Referenze 15202 e 5711. Con il loro boom di vendite è arrivata la lunga stagione del blu per tutte le altre marche, che ha visto anche un proliferare di nuovi bracciali integrati alle casse molto simili a quelli dei due leggendari modelli “radical-chic” in acciaio disegnati da Gerald Genta.

In entrambi i casi, chiunque abbia utilizzato il verde e il blu ha comunque sempre rischiato il paragone o, peggio, l’emulazione, con la conseguente frase dell’appassionato: “Ma è lo stesso colore del…”. Poi è arrivato il 2021. Sarà il successo della “pulita” Tesla. Sarà l’anima sempre più “verde” di tutti noi, che peraltro fa immaginare a case orologiere d’alta gamma di proporre casse e cinturini con materiali riciclati. Insomma, sarà quel che sarà ma ecco che le novità di tutti i marchi contano l’esplosione del “Green Is the New Blue”.

IL VERDE OVUNQUE, FINO AL ROYAL OAK E ALL’ULTIMO NAUTILUS 5711/1A

A decine, in rigoroso ordine alfabetico: Audemars Piguet, Breitling, Cartier, Chanel, H. Moser & Cie., IWC, Jaeger-LeCoultre, Oris, Patek Philippe, Piaget, Tag Heuer, Tudor, Montblanc…

E poi abbiamo perso il conto. Quasi tutti sono orologi riusciti, alcuni anche molto belli e una manciata sono pezzi destinati a lasciare il segno. Su tutti il Royal Oak “Jumbo” Extra-Piatto che adesso nella versione con cassa in platino sposa il quadrante verde fumé con motivo soleil. Per non parlare dell’ultimo Nautilus, nella ormai già citata Ref. 5711/1A-010, che lascia il suo imitatissimo quadrante blu per il nuovo verde oliva. E con questo inedito look affronterà la sua trionfale “tournée d’addio”, visto che la famiglia Stern ha annunciato che questo sarà l’ultimo anno del 5711/1A in acciaio.

TUTTO OK MA CHE FINE HA FATTO LA BRAND IDENTITY?

Dall’oliva al pistacchio, cosa possiamo dire di tutta questa esplosione di verde? L’orologeria meccanica guarda all’alta moda? Quest’anno va il verde e l’anno prossimo? A parte le battute, anche se fosse, mica che sia un’operazione sbagliata a prescindere. L’importante, per i marchi, è fare orologi che esteticamente incontrino il favore del pubblico, così da venderli. E per gli appassionati – inteso per il loro rispetto – che questi orologi abbiano contenuti di valore e anche un rapporto corretto tra qualità e listino in ogni segmento di prezzo. E per quanto riguarda quello che dicevamo prima? Ossia sul fatto che è proprio una buona Brand Identity – storicamente il grande valore aggiunto di Rolex – a far riconoscere immediatamente un marchio. Be’, la risposta la lasciamo all’Amleto di Shakespeare: “Essere o non essere, questo è il dilemma.”

By Michele Mengoli