Cartier Privé Tortue e la forma della bellezza
9 Aprile 2024Il Cartier Tortue non è forse così famoso come il Tank o il Santos, ma è certamente altrettanto importante dal punto di vista storico. Ecco perché quest’anno la Maison parigina lo presenta a Watches & Wonders 2024 in un incredibile ventaglio di nuove e preziose referenze. Un aggiornamento della collezione che riporta il Tortue sotto i riflettori e che si inserisce nella tradizione dei modelli rari presentati negli gli anni passati – dal Crash al Tank Cintrée al Tonneau -, rivisitati da Cartier per poter arrivare a porre la tecnica al servizio dell’estetica.
LA NASCITA DEL CARTIER TORTUE
La forma sensuale della prima cassa Tortue fu creata nel 1912 e fu di fatto, dopo il Santos Dumont e il Tonneau, il terzo modello di orologio di Cartier. Anche se nel 2012 la Maison non ha celebrato il centesimo compleanno del Tortue con un modello per l’anniversario, ha comunque presentato alcuni nuovi modelli nel 2012 e nel 2013.
Il Tortue è stato fin dall’inizio un orologio solo tempo di successo, che ha vissuto felicemente accanto al Santos Dumont e al più famoso Tank. Un successo vissuto a modo suo, perché è sempre stato un orologio per intenditori. L’importanza del Tortue è poi aumentata quando Cartier ha deciso di aggiungere al solo tempo alcune complicazioni e ha lanciato una ripetizione minuti e un c ronografo monopulsante nel 1928. Ricordatevi di quest’ultimo dettaglio…
All’epoca i calibri erano forniti dalla European Watch & Clock Company (EWC), che otteneva i movimenti da LeCoultre ed equipaggiava i diversi modelli di Cartier come Tortue, Tortue Mono Poussoir, Tank Cintrée, Tank a Guichets e probabilmente altri. Negli anni Trenta, infatti, Cartier si procurava anche movimenti più complicati dalla European Watch & Clock Company.
IL RILANCIO DEL CRONOGRAFO MONOPULSANTE
Non sono stati prodotti molti esemplari di Tortue con complicazioni e quando un Tortue Mono Poussoir o Ripetizione minuti d’epoca compaiono occasionalmente nelle aste, vengono venduti a prezzo da capogiro. Ecco perché quando Cartier presentò la Collection Privée Cartier Paris nel 1998, i collezionisti furono sorpresi nel vedere una riedizione del famoso Tortue Monopoussoir, in oro giallo e con un calibro meccanico a carica manuale, lo 045MC.
Il movimento 045MC era un THA ebauche, dove THA era un’azienda nata con l’apporto di Vianney Halter, François-Paul Journe e Denis Flageollet. Tre giganti dell’orologeria contemporanea che contribuirono alla nascita di quel calibro, che presentava la particolarità di un sistema di innesto con perno girevole. Ciò significa che la trasmissione del movimento della seconda ruota del calibro di base alla ruota centrale del cronografo avviene attraverso un doppio perno girevole. Il vantaggio di questo innesto sta nell’eliminazione del salto della lancetta all’inizio del movimento di traslazione, che si verifica nei meccanismi dei cronografi con innesto laterale.
Quel Tortue era un po’ più grande e più spesso rispetto al modello originale. Una scelta fatta da Cartier non tanto per renderlo più maschile, quanto per adattarlo al nuovo movimento che incassava. Con una cassa che misurava 45×35 mm, non era ancora del tutto un orologio di grandi dimensioni, almeno non per gli standard dell’epoca.
CARTIER TORTUE E CARTIER PRIVÉ
Come un fiume carsico, il Tortue torna dunque periodicamente ad affacciarsi nelle collezioni correnti di Cartier. Quest’anno, come abbiamo scritto all’inizio, il palcoscenico su cui si mette in mostra è Watches & Wonders 2024. Qui Cartier porta cinque referenze del Tortue, inserite stabilmente nella collezione Cartier Privé: tre solo tempo e, di nuovo, due cronografi monopulsante. Ecco perché, poco sopra, avevamo scritto di ricordare questa complicazione.
La citazione di Cartier Privé non è oziosa: ricordiamo infatti che si tratta di una creazione esclusiva che propone la reinterpretazione contemporanea di uno dei classici più prestigiosi del repertorio della Maison. Il Tortue di quest’anno rappresenta l’ottava edizione del grande lavoro fatto dalla Maison con Cartier Privé. Per raccontarlo, partiamo dalle referenze solo tempo.
LA PREZIOSITÀ DELLE CASSE
Per quanto riguarda l’estetica, chi conosce il Tortue sa bene in quale territorio ci si sta muovendo. Parliamo di un dialogo continuo tra curve e linee tese, anse allungate lungo il cinturino, profilo affinato. Il quadrante è come sempre un inno alla semplicità e all’eleganza: lancette a pomme e minuteria chemin de fer lungo il perimetro degli indici, assenza di data, indici in numeri romani, lancette solo di ore e minuti, senza secondi.
Cartier ha scelto di utilizzare solo metalli preziosi per le casse in queste edizioni 2024: oro giallo o platino. Con quest’ultimo metallo, la Maison ha realizzato anche una prima assoluta per la collezione Cartier Privé, abbinandolo a diamanti taglio brillante che ornano la cassa, per una caratura complessiva di 2,01 carati. Un altro diamante taglio brillante si trova sulla sua corona di carica e 25 pietre ornano la fibbia ad ardiglione che chiude il cinturino rosso in alligatore.
In platino c’è anche una versione senza pietre. Su entrambe le referenze spiccano i numeri romani rodiati che emergono dal quadrante opalino argentato pur non essendo a contrasto: è una delle magie create dalla vocazione alla leggibilità che ha sempre caratterizzato il Cartier Tortue. Anche nella referenza con cassa in platino e senza pietre, il cinturino è rosso, in alligatore, e il suo colore è richiamato dal rubino cabochon incastonato nella corona. La versione in platino con pavé è realizzata in 50 pezzi, quella senza pietre in 200.
Non dimentichiamoci del modello in oro giallo, uno dei metalli prediletti da Cartier nella produzione dei suoi pezzi di alta orologeria. Di questa referenza è stato creato un solo modello, perfettamente in linea con i canoni estetici della collezione. La cassa incornicia infatti un quadrante con finitura dorata leggermente granulata, sul quale gli indici neri in numeri romani e la minuteria chemin de fer risaltano in modo unico. Come nella tradizione di Cartier, anche su questa corona di carica compare una pietra: è uno zaffiro cabochon, il cui blu rimanda a quello del cinturino in alligatore blu con fibbia ad ardiglione. Anche per questa referenza, i pezzi sono 200.
Le dimensioni delle casse sono le medesime per i diversi metalli e sono votate alla vestibilità elegante: 41,4 mm x 32,9 mm, con uno spessore ridotto di 7,2 mm. Quest’ultimo è reso possibile dalla presenza, all’interno della cassa, del movimento meccanico di manifattura 430 MC a carica manuale, uno dei più raffinati utilizzati da Cartier.
Si tratta di un calibro che equipaggia alcune referenze attualmente in collezione del Tortue Extra Thin, del Ballon Bleu e del Santos Dumont. È stato sviluppato su base Piaget, esattamente sull’architettura del Piaget 430P. Come quest’ultimo ha solo l’indicazione di ore e minuti, lavora a 21.600 alternanze/ora e ha una riserva di carica contenuta, fra le 36 e le 43 ore. Il suo spessore di soli 2,1 mm lo rende un prodigio, adatto a un pezzo esclusivo come il Cartier Tortue.
CARTIER TORTUE CRONOGRAFO MONOPULSANTE
Già il ritorno del Tortue solo tempo a questo Watches & Wonders ci ha resi piuttosto eccitati. Il fatto che Cartier sia arrivata sul mercato anche con due nuove versioni del cronografo monopulsante è una bellissima sorpresa. Perché si tratta del ritorno di una delle referenze più eleganti, amate e ricercate delle collezioni della Maison, grazie al fatto di ospitare una complicazione classica, che richiama la grande orologeria dell’inizio del XX secolo.
La particolarità di un movimento Monopoussoir o monopulsante è naturalmente il fatto che tutte le funzioni del cronografo sono azionate da un unico pulsante, normalmente alloggiato all’interno della corona di carica. In questo modo, la corona stessa diventa una sorta di “cervello” dell’orologio, il ponte di comando attraverso il quale azionarne e regolarne tutte le funzioni. Il cronografo monopulsante non è solo un’invenzione intelligente, ma conferisce all’intero look dell’orologio un aspetto meno movimentato, meno sportivo e più elegante. Specialmente in una collezione come la Cartier Privé e in una referenza come il Cartier Tortue.
Non torniamo sul cronografo della Collection Privée Cartier Paris presentato nel 1998 con questa complicazione, ne abbiamo già scritto sopra. Ci serve solo ricordare che alcuni dei dettagli che lo caratterizzavano sono presenti anche su questo nuovo Tortue. Parliamo delle lancette a pomme in acciaio azzurrato, della lancetta dei secondi con contrappeso scheletrato, dei motivi triangolari ai quattro angoli del quadrante.
Nel cronografo monopulsante, Cartier ha scelto di nuovo il platino e l’oro giallo per le casse, utilizzando gli stessi codici estetici del solo tempo: zaffiro cabochon e rubino cabochon sulle corone, a richiamare l’alligatore blu e rosso dei cinturini. Come è comprensibile, trattandosi di un cronografo le dimensioni delle casse sono più generose rispetto al solo tempo: 43,7 mm di diametro per 34,8 mm, con uno spessore di 10,2 mm per nulla ragguardevole considerando la complicazione che viene ospitata.
Se gli indici romani rodiati sono impiegati nella versione in platino e quelli neri nella versione in oro, la bellezza dei quadranti del cronografo sta nel bilanciamento ottimale della minuteria chemin de fer con i contatori a ore 3 e ore 9. Le lancette di questi ultimi sono azzurrate come quelle di ore e minuti e la loro leggibilità è aiutata dalla lavorazione con motivo concentrico che caratterizza i due contatori, staccandoli di netto dalla superficie opalina del quadrante.
Anche per queste due versioni del Cartier Tortue cronografo monopulsante è stata scelta la via dell’esclusività: sia la referenza in oro sia quella in platino sono infatti prodotte in soli 200 esemplari. Scommettiamo che saranno in tanti, tantissimi a restare a bocca asciutta.
IL LAVORO SUL MOVIMENTO
Ad animare l’orologio c’è un calibro nuovo, il movimento meccanico a carica manuale 1928 MC. Naturalmente lo smistamento della cronografia avviene tramite una ruota a colonne, la soluzione tecnica più precisa e affidabile. La lezione tecnica e meccanica del movimento 045MC che animava la referenza del 1998 non viene dimenticata, ma si ritrova modernizzata in un calibro dall’architettura così bella che valeva la pena di essere mostrata.
A differenza del Tortue solo tempo, infatti, il cronografo monopulsante ha il fondello aperto che consente la visione sul calibro 1928 MC e sull’incontro tra savoir-faire e virtuosismo che lo caratterizza. Al di là della tecnica, ciò che salta all’occhio è la cura del dettaglio e dell’estetica. Le decorazioni con motivo a Côtes de Genève sottolineano le forme sinuose dei ponti, mentre bascule, molle e ponti sono rifiniti a mano ad anglage, una delle lavorazioni più meticolose dell’alta orologeria. Le ruote e i bariletti rifiniti a cerclage completano la raffinata lavorazione del calibro.
Cartier definisce il suo nuovo Tortue cronografo monopulsante un “piccolo teatro di un’elegante complicazione azionabile con un solo gesto”. Per poter accedere allo spettacolo messo in scena nel teatro, il prezzo è in linea con la qualità dell’orologio: 65.000 € per la versione in platino, 56.500 € per la referenza in oro giallo. Per quanto riguarda i tre solo tempo, parliamo di 65.000 € per quello in platino e diamanti, che diventano 39.200 € per la versione senza pietre e 34.100 € per la referenza in oro giallo.
Inserito nella tradizione di eccellenza del marchio, il nuovo Cartier Tortue è uno dei pochi orologi davanti ai quali, in questo Watches & Wonders 2024 ci siamo levati il cappello. Pur nella sua classicità, Cartier è uno dei marchi che non smette mai di sorprenderci.
By Davide Passoni