Blancpain: la visita in manifattura e i nuovi Fifty Fathoms Automatic 42mm
17 Settembre 2024Non tutti hanno il privilegio di varcare la soglia del più antico marchio di orologeria del mondo, Blancpain, fondato nel 1735. Noi di WATCH INSANITY lo abbiamo avuto, poiché abbiamo potuto visitare uno dei due siti produttivi della manifattura, quello di Le Brassus. È specializzato nelle grandi complicazioni e nei Métiers d’Art mentre l’altro, a Le Sentier, è l’antica fabbrica di movimenti Frédéric Piguet, dove si trova la parte più tecnica di Blancpain. Incorporata nel 2010, la Frédéric Piguet era specializzata nella creazione di movimenti raffinati; qui oggi, le parti degli orologi vengono disegnate, sviluppate e prodotte grazie a macchinari specializzati per realizzare i componenti degli orologi.
Durante la nostra visita, abbiamo potuto toccare di nuovo con mano la novità 2024 oggetto di questo articolo, il nuovo Fifty Fathoms Automatique 42 mm di cui potete leggere più avanti. Ma, come detto, la visita ha interessato il sito di Le Brassus, la cosiddetta “Ferme”. Le dimensioni contenute di questa ex fattoria (vi operano poche decine di persone, contro le centinaia di Le Sentier), la rendono il luogo ideale per le lavorazioni raffinate. Incisioni, quadranti in smalto Grand Feu, damasquinage e shakudō, l’assemblaggio di grandi complicazioni – dal tourbillon al carrousel, passando dalla ripetizione minuti alla grande sonnerie -, trasformano la “Ferme” in un luogo delle meraviglie meccaniche ed estetiche.
Atmosfera ovattata, boiserie, silenzio e concentrazione, rotti solo da pochi suoni. Come quello dei test sui gong delle ripetizioni minuti, regolati a mano dal maestro orologiaio per ottenere il suono più cristallino possibile. O quello del paziente lavoro di bulino degli incisori che, a occhio nudo o col microscopio, creano capolavori in miniatura destinati a durare nel tempo.
Fino ad arrivare al cuore dell’atelier, dedicato al tourbillon e al carrousel, dal quale, nel 2013, uscì il Blancpain Tourbillon Carrousel, il primo orologio a custodire in sé le due complicazioni più sofisticate. Un’esperienza quasi mistica, che abbiamo provato di persona toccando con mano questi prodigi meccanici, sotto l’occhio vigile del maestro orologiaio. Un’esperienza che, per un istante, ci ha portato a pensare che chi lavora a Le Brassus ha qualcosa di ultra-umano. Pensiero fugato dal particolare che non t’aspetti: lo skilift e la piccola pista che si trovano alle spalle della manifattura dove, d’inverno, in molti passano la pausa pranzo sciando.
BREVE STORIA DEL FIFTY FATHOMS
E non te lo aspetti soprattutto perché pensare a Blancpain non significa pensare alla neve ma al mare, agli abissi. In poche parole, al suo orologio simbolo: il Fifty Fathoms. Un segnatempo che lo scorso anno ha festeggiato i suoi primi 70 anni di vita, portando con orgoglio il vanto di essere il primo orologio subacqueo professionale nella storia dell’orologeria, creato per le forze speciali della Marina militare francese nel 1953.
Alla conclusione della Seconda guerra mondiale, l’esercito francese decise di creare un moderno corpo di sommozzatori da combattimento, il cui comando fu affidato al capitano Robert “Bob” Maloubier e al tenente Claude Riffaud. Entrambi lavorarono all’elenco dell’equipaggiamento necessario per le immersioni, nel quale un posto di primo piano era occupato da uno strumento per la misurazione del tempo. Maloubier e Riffaud definirono in un elenco le caratteristiche che avrebbe dovuto possedere il loro orologio subacqueo ideale: grandi dimensioni, numeri bianchi luminosi su uno sfondo nero, protezione contro il magnetismo e, naturalmente, impermeabilità.
All’epoca il team al lavoro per gli equipaggiamenti della Marina stava collaborando con Aqua Lung, il più importante fornitore di attrezzature subacquee in Francia. Grazie al loro centro di immersioni in Costa Azzurra, uno dei dirigenti di Aqua Lung, Jean Villarem, aveva conosciuto il condirettore di Blancpain, Jean-Jacques Fiechter, che aveva già creato il Fifty Fathoms e lo stava utilizzando insieme al suo istruttore di immersioni. Il nome Fifty Fathoms significava 50 braccia, ossia la profondità dell’acqua espressa con l’antica unità di misura anglosassone – pari a 91,45 metri -, alla cui pressione era garantita la tenuta stagna del modello originale, impermeabile fino a quasi 10 bar. Villarem mise in contatto Fiechter e Riffaud perché quel primo Fifty Fathoms rispondeva in tutto e per tutto alle richieste francesi, salvo una: la protezione contro il magnetismo. Perciò, a quel modello Fiechter aggiunse una cassa interna in ferro dolce per proteggere il movimento dai campi magnetici. Riffaud ottenne alcuni esemplari per eseguire dei test che furono un successo completo. Così ebbe inizio una collaborazione decennale tra Blancpain e i sommozzatori da combattimento della Marina francese e il Fifty Fathoms divenne l’orologio più celebre della marca.
Soprattutto dal 2003, quando Marc Hayek, Ceo di Blancpain, lo ripropose in versione aggiornata e adatta alle mutate esigenze dei professionisti delle immersioni: in primis con un’impermeabilità fino a 30 bar. Non solo. Hayek, subacqueo appassionato, confermò il legame fra la maison e il mondo sottomarino con la creazione del Blancpain Ocean Commitment: un organismo no-profit attivo nella salvaguardia degli oceani e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
I NUOVI FIFTY FATHOMS AUTOMATIQUE DI BLANCPAIN
Il rilancio operato da Hayek accentuò ulteriormente la vocazione sottomarina della collezione, portando nel 2007 la misura standard della cassa a 45 mm e introducendo il calibro 1315. Una dimensione che ha caratterizzato il Fifty Fathoms come orologio professionale per diversi anni e che lo ha reso adatto a polsi importanti. Una vestibilità ottimale e l’impiego di materiali come il titanio per la cassa hanno in parte attenuato la natura “bold” del Fifty Fathoms, ma l’evoluzione dei gusti e la predilezione per diametri più piccoli, che sta caratterizzando questi ultimi anni, hanno indotto Blancpain a operare un importante restyling della collezione che ha portato al lancio dei nuovi Fifty Fathoms Automatique. Il loro tratto distintivo? Proprio il ridotto diametro della cassa, sceso a 42,3 mm, una misura che il brand aveva già utilizzato lo scorso anno nel modello in edizione limitata Fifty Fathoms 70th Anniversary Act 1 e che oggi entra in collezione corrente.
Per il nuovo Fifty Fathoms Automatique, Blancpain propone due materiali di cassa: il titanio grado 23 e l’oro rosso. Entrambe le casse sono caratterizzate da una finitura satinata che le riveste per la loro interezza, comprese le anse. Il diametro è bilanciato dallo spessore di 14,3 mm e da una distanza da ansa ad ansa di 47 mm. Tutti numeri che indicano due sole cose: vestibilità e comfort. La lunetta unidirezionale da 120 scatti presenta scanalature molto accentuate che ne favoriscono l’utilizzo anche indossando dei guanti da sub. La sua finitura in zaffiro, con la caratteristica bombatura, accentua l’impressione di solidità d’insieme dell’orologio e offre una leggibilità più che ottimale.
Così come la offre il quadrante, in puro stile Fifty Fathoms. Nero o blu, è caratterizzato da una finitura soleil e da indici scolpiti e applicati: numeri arabi a 3, 6, 9 e 12 e triangoli per i restanti indici, in titanio o in oro rosa con una generosa copertura di Super-Luminova. Quest’ultima, presente anche sulla lunetta, accende l’orologio come un faro quando cala il buio, che sia quello della notte o quello delle profondità marine dove il Fifty Fathoms ama abitare.
Caratteristica del Fifty Fathoms è la presenza del datario a ore 4:30, il cui disco è in tinta con il colore del quadrante. Si tratta di una posizione che può piacere o non piacere, ma che è una firma estetica e funzionale dell’orologio. Così come possono piacere o meno i fori passanti sulle anse per le barrette del cinturino; in questo caso, chi preferisce linee pulite e superfici integre, deve sempre ricordarsi che siamo in presenza di un orologio professionale, tecnico. Il fatto che sia anche prezioso ed elegante non deve far dimenticare da dove e viene e per che cosa è stato progettato oltre 70 anni fa. A proposito di cinturino, le due versioni di cassa dell’orologio sono offerte in una quantità importante di varianti, blu o nere in abbinamento al quadrante: dal caucciù testurizzato tropic, che trae ispirazione dal modello del 1953, alla tela da vela, passando per i NATO. La versione con cassa in titanio ha anche un bracciale dello stesso materiale con fibbia pieghevole.
IL CALIBRO 1315
Il cuore meccanico dell’orologio è il calibro automatico 1315. Come scritto sopra, è stato introdotto nella collezione nel 2007 e da allora è diventato una sorta di pietra di paragone per i movimenti del brand. Sviluppato nella manifattura di Le Sentier, è un movimento discretamente compatto (30,6 mm di diametro per 5,65 mm di spessore) e possiede la spirale del bilanciere amagnetica in silicio, come da standard dei movimenti dei brand di Swatch Group. La finitura concentrica dei ponti è in parte “oscurata” dalla massa oscillante in oro 18 carati, traforata e brunita. Il tutto è visibile attraverso il fondello in vetro zaffiro, che sostituisce il fondello chiuso nonostante i 30 bar di impermeabilità da garantire all’orologio.
La riserva di carica del calibro 1315 è impressionante: 120 ore, vale a dire 5 giorni. Un’autonomia resa possibile dai tre bariletti montati in serie, in grado di erogare l’energia necessaria al funzionamento nonostante il calibro lavori alla bellezza di 28.800 alternanze/ora. Questo movimento equipaggia ormai l’intera collezione Fifty Fathoms, comprese le referenze della linea Bathyscaphe.
LA FORZA DI BLANCPAIN
Sono passati 289 anni da quando Jehan-Jacques Blancpain intuì le potenzialità di un’attività nuova per l’epoca, l’orologeria, e fondò a Villeret, poco distante da La Chaux de Fonds, il suo laboratorio. Quasi tre secoli durante i quali la manifattura ha resistito a tutto: guerre, tra cui due mondiali (se è vero che la Svizzera è un Paese neutrale, i maggiori mercati orologieri non lo sono…), crisi economiche e petrolifere, lo tsunami del quarzo. E fermiamoci qui.
Corsi e ricorsi, rivoluzioni ed evoluzioni che hanno portato il marchio prima a far parte della SSIH (Société Suisse pour l’Industrie Horlogère) e poi del Gruppo Swatch. La SSIH ridusse della metà la sua produzione e cedette una parte del proprio patrimonio: vendette il 9 gennaio 1983 il nome Rayville-Blancpain a Jacques Piguet, figlio di Frédéric Piguet e direttore dell’azienda omonima, e a Jean-Claude Biver, che allora lavorava nella stessa SSIH. Curve e tornanti della storia sui quali il brand non ha mai sbandato e dai quali sono emersi pezzi simbolici come il Fifty Fathoms, capace di cambiare adattarsi ai tempi e alle mode senza mai cambiare pelle. Proprio qui sta la sua forza. Proprio qui sta la forza di Blancpain.
By Davide Passoni