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18 novembre 2024

Audemars Piguet: Royal Oak “Jumbo” Extra-Thin Ref.15202ST

IL TORO, L’ORSO, IL JUMBO E LA PASSIONE CHE DEVE TORNARE TALE 

Guarda quel furbetto di Mengoli che scrive del “Jumbo” di Audemars Piguet! Ovviamente si tratta di una delle icone più splendenti della storia dell’orologeria meccanica da polso ma proprio per questo motivo ne hanno parlato proprio tutti a sfinimento e quindi, dai, dirà qualcuno, poteva osare di più, anche perché nella lettera di presentazione agli amici di Watch Insanity aveva promesso che «vedremo cose che noi appassionati…».

Jumbo

Tranquilli, non vi deludo. Eccomi quindi al mitico Royal Oak Ref. 15202ST in acciaio con altrettanto leggendario Calibro 2121 – movimento progettato da Jaeger-LeCoultre e da tempo esclusività del marchio di Le Brassus – per estendere la questione ad altro. Oltre, inevitabilmente, a godere, come tutti i buongustai, di queste suggestive immagini sui dettagli che lo hanno reso dal 1972 a oggi, grazie alla visione illuminata del suo geniale disegnatore Gerald Genta, uno dei punti di riferimento definitivi del settore.

Jumbo
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Detto ciò e assolti i giustificati tributi all’originalissima lunetta ottagonale, all’ipnotico quadrante “Tapisserie” e al bracciale integrato, semplicemente pazzesco, vale la pena di soffermarsi sul trend economico del “Jumbo” (soprannome dovuto alle dimensioni extra-large per gli anni Settanta della sua cassa da 39mm) per arrivare a un discorso più generale, tra speculazione e fatalismo, tra investimento finanziario – ecco perciò spiegati i simboli borsistici del toro e dell’orso nel titolo – e passione.

Jumbo
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Mi spiego. Sono abbastanza “vecchio arnese” per ricordare quando i più importanti concessionari italiani di Audemars Piguet lo snobbavano consigliando alla clientela – va detto, con sincera buona fede – di optare per il più complicato cronografo o per l’Offshore, anche in funzione del miglior mantenimento del valore nel tempo. E in quegli anni, in effetti, avevano ragione i concessionari perché io stesso ho un amico che ha venduto una decina di anni fa o poco più il 15202 per 7mila euro! Difatti, ai tempi, era considerato un orologio bellissimo ma rivolto alla nicchia della nicchia degli intenditori. E se ti stancavi di lui per passare ad altro erano lacrime e sangue per il portafogli. Dire questo adesso sembra fantascienza, visto che parliamo di una delle referenze più ambite al mondo, con valutazioni stratosferiche sul mercato del secondo polso e del “chilometro zero”; però, a buon conto, la storia dell’orologeria e del mondo in generale va così: ossia fa un po’ come gli pare.

Allora qual è la considerazione da fare per chi si cimenta con un ambito come il nostro che non propone beni di prima necessità? Che la scelta dell’orologio di alta gamma da allacciarsi al polso deve avvenire in prima battuta, dopo attento studio del mercato o per amore a prima vista, con il cuore e senza la “fissa” dell’affare a ogni costo. Poi, se si è fortunati o lungimiranti, possiamo rientrare nella stretta cerchia di quelli che hanno nella loro collezione orologi che si sono rivalutati nel tempo (sia chiaro: dieci o vent’anni e più, non tre mesi), anche contro ogni previsione, come per il fortunato appassionato che all’epoca si è aggiudicato il “Jumbo” del mio amico per 7mila euro e che attualmente ha un listino di 28.200 euro e una quotazione reale ben più alta per via della difficilissima reperibilità.

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Nella vita si vince e si perde, risponde il mio amico con un sorriso ripensando a quella vendita. Nella considerazione che domani, probabilmente, la stessa sorte di successo tanto clamoroso quanto imprevedibile toccherà a un modello di un’altra marca, che magari adesso si fatica a vendere anche con uno sconto importante.

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Tutto ciò con un vantaggio sostanziale. Se la scelta arriva dal cuore e non solo dal borsello, anche se il sublime “Jumbo” tornasse tra qualche anno, per uno strano scherzo del destino, a 7mila euro, potrai sempre gustartelo al polso considerando che i soldi possono anche passare ma la bellezza di certi oggetti resta per sempre. Mentre, tanto per dire, gli investimenti in banca, ironia della sorte o più diabolicamente del mercato finanziario, molto spesso risultano ben peggiori di un orologio meccanico di nicchia. E oltre al danno c’è pure la beffa che con la finanza non puoi nemmeno consolarti guardando qualcosa di bello al polso, ma ti arrabbierai ancora di più dinanzi alle giustificazioni imbarazzate del tuo promotore finanziario.

Insomma, godiamoci il bello perché il brutto, la vita, ce lo propina con una regolarità periodica che anche arrivando da un virus cinese, pare svizzera!

By Michele Mengoli