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21 dicembre 2024

Audemars Piguet: Star Wheel Wandering Hours

«È del poeta il fin la meraviglia […] chi non sa far stupir, vada alla striglia!», scriveva il poeta barocco Giovan Battista Marino. Una massima che ha ragion d’essere anche in orologeria, dove i segnatempo che indicano le ore in modi non convenzionali lasciano spesso a bocca aperta. Uno dei casi più celebri è quello delle cosiddette ore vagabonde, che caratterizzano lo Star Wheel di Audemars Piguet, ma non solo lui.

LO STAR WHEEL E LA COMPLICAZIONE SILENZIOSA

Partiamo con il dire in che cosa consiste la complicazione delle ore vagabonde. In poche parole, si tratta di una indicazione non attraverso le classiche lancette ma tramite l’utilizzo di dischi rotanti riportanti le ore che, attraverso la rotazione continua dei dischi su diversi assi, segnano il tempo marcando un semicerchio che riporta la scala dei minuti.

Le ore vagabonde sono una complicazione la cui genesi è tutta italiana e risale alla metà del Seicento. Allora, il Papa Alessandro VII commissiono ai fratelli umbri Matteo, Pier Tommaso e Giuseppe Campani – famosi creatori di strumenti ottici – la costruzione di un prototipo di orologio dotato di uno scappamento che non fosse rumoroso e che consentisse di vedere le ore anche al buio. 

I fratelli Campani sostituirono alle lancette, il cui scappamento era tutt’altro che silenzioso, alcuni dischi rotanti che indicavano le ore marcando un semicerchio con incisa la scala dei minuti, illuminata da dietro con una lampada a olio.

DAL PASSATO AL FUTURO

Con il passare dei secoli, la progressiva miniaturizzazione e con il passaggio dalla tasca al polso, la complicazione delle ore vagabonde ha trovato applicazione negli orologi anche in anni recenti; tutti pezzi caratterizzati da un tratto comune: essere segnatempo di alta orologeria e prerogativa di marchi top come Audemars Piguet, Arnold & Son, Urwerk, H. Moser & Cie.

Ricordiamo solo il Golden Wheel di Arnold & Sonl’Urwerk UR-100 T-Rex e l’Endeavour Flying Hours presentato da H. Moser & Cie al SIHH 2018. Degni di nota anche gli orologi con indicazione delle ore vagabonde della collezione Drift Mirage di Gorilla, marchio fondato nel 2016 da Octavio Garcia, ex direttore creativo di Audemars Piguet, che hanno il non trascurabile vantaggio di costare molto meno di analoghe creazioni di alta orologeria.

IL CAPOLAVORO DI AUDEMARS PIGUET

Un caso che ritorni proprio una complicazione suggestiva di Audemars Piguet in questo giovane marchio svizzero, visto il nome del fondatore? Probabilmente no, anche se l’incontro della Maison di Le Brassus con le ore vagabonde arriva ben prima che vi entrasse Garcia. Parliamo dell’anno 1989, quando nelle stanze della manifattura qualcuno, sfogliando una rivista di orologeria dell’inizio del secolo, trovò un articolo che parlava di un orologio singolare: indicava l’ora utilizzando tre dischi che ruotavano attorno a un altro disco.

Audemars Piguet Star Wheel

Questa complicazione accese subito la fantasia e la voglia di mettersi alla prova all’interno della manifattura, per creare un orologio simile in chiave moderna. Bastò un anno e mezzo di ricerca e sperimentazione per arrivare, nel 1991, alla referenza 25720 di questo orologio senza lancette, che Audemars Piguet registrò con un brevetto proprio. Un orologio che ricordava le creazioni del 18esimo secolo, il periodo di massimo splendore dell’orologeria pre-industriale. Ma come funziona l’indicazione dell’ora?

Audemars Piguet Star Wheel

COME FUNZIONA

Questa è resa possibile da un rotore centrale che gira ogni tre ore; su di esso sono posti tre dischi rotanti di cristallo zaffiro trasparente, fissati in modo ad altrettante ruote a stella a otto denti, ciascuna delle quali è collegata alla ruota centrale grazie a una molla salterello fissa. Ciascuno dei tre dischi reca quattro cifre che indicano le ore e la ruota centrale è posizionata al centro del quadrante, sopra un’apertura concentrica di 120 gradi, graduata in intervalli di sessanta minuti.

Audemars Piguet Star Wheel

A ogni rotazione della ruota centrale ciascuno dei dischi compie un quarto di giro, facendo così avanzare la cifra dell’ora. Perciò, quando quest’ultima arriva nell’apertura indica l’ora esatta posizionandosi progressivamente in corrispondenza di ciascuno dei sessanta minuti della scala graduata. La corona dello Star Wheel di Audemars Piguet ha due posizioni: una neutra, per una eventuale ricarica manuale, e un’altra per impostare l’ora.

CALIBRO AD HOC E FINITURE ELEGANTI

Il calibro che anima lo Star Wheel è un movimento automatico AP 2224/2811, sviluppato da Audemars Piguet a partire dal calibro di Jaeger-LeCoultre JLC 889/2 da 28.800 alternanze/ora e una riserva di carica tra le 40 e le 48 ore. La massa oscillante centrale è in oro 21 carati, visibile attraverso il fondello trasparente in cristallo zaffiro. 

Audemars Piguet Star Wheel

La modalità unica con cui viene visualizzata l’ora è bilanciata dalla classica finitura guilloché in oro sul resto del quadrante e dalla cassa in stile tradizionale. La cassa originaria era in oro giallo 18k, ma esistono anche referenze con cassa in platino o in acciaio, con una semplice lunetta bombata e scalettata. Misura 36 mm di diametro e solo 9 di spessore, proporzioni da orologio classico che, insieme alle anse corte, lo rendono molto ben vestibile. Il cinturino in pelle tagliato e cucito a mano e la fibbia in oro 18 carati con il logo di Audemars Piguet danno l’idea di un prodotto d’altri tempi, di alto artigianato, che non ha problemi ad accompagnarsi a un abbigliamento formale.

Audemars Piguet Star Wheel

To break the rules, you must first master them”, recitava il payoff che Audemars Piguet ha avuto fino al 2019, quando è stato sostituito da “Born in Le Brassus, raised around the world”: per poter rompere le regole, le devi prima dominare. Lo Star Wheel è la sintesi del motto: con questo orologio, il brand dimostra una completa padronanza del tempo e dei modi per misurarlo e renderlo leggibile, unita a una rottura degli schemi che, pur essendo antica di quasi 400 anni, è straordinariamente moderna nella sua capacità di stupire. La meraviglia, si diceva…

By Davide Passoni